La Sapienza in piedi per Liliana Segre
“Lo studio ci salverà dall’odio”
“La cultura e la conoscenza rendono liberi, e se si è liberi si è forti, se si è forti non si ha paura dell’altro”. È uno dei presupposti, ha oggi ricordato il rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, che hanno portato al conferimento del dottorato di ricerca honoris causa in Storia dell’Europa alla Testimone della Shoah e senatrice a vita Liliana Segre. Un riconoscimento attribuitole nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico nel 717esimo dalla fondazione dalla più grande università italiana ed europea, svoltasi alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e di molte alte cariche istituzionali.
L’iniziativa ha avuto al centro una chiara visione. “Quando si costruisce il futuro non si può che partire dalla Memoria, dal ricordo della storia, dal passato come insegnamento” ha infatti affermato il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, elogiando questa scelta. “La storia sulla pelle”, il tema trattato dalla senatrice Segre nella sua emozionante lectio magistralis in cui testimonianze dall’orrore si sono intrecciate con riferimenti valoriali e richiami all’impegno.
“Affrontando una giornata come questa, così umanamente e privatamente importante – ha detto Segre – non posso che ricordare tra tanti professori incontrati nella vita, un povero professore francese prigioniero come me che faceva l’operaio schiavo. Lui vedendomi mi chiese che classi avessi fatto perché lui era un docente di storia. Io facevo la seconda media, gli spiegai. Mi disse: proviamo a essere io e te come eravamo, liberi. Era un momento assoluto di libertà mentre eravamo vestiti a righe, denutriti. Eravamo liberi come si è liberi con la conoscenza”.
Segre ha anche ricordato di quando nel lager, in una situazione particolarmente difficile e avvilente, si intrattenne per un paio d’ore con una ragazza cecoslovacca. “Lei, che aveva due o tre anni più di me, mi chiese se sapevo qualche parola di latino: sì, io lo ricordavo e fu fantastico. Con quelle poche parole abbiamo parlato della nostra casa lontana, della patria, della famiglia perduta. Fu fantastico trovare una lingua tra noi due. Quella comunità di due ore non l’abbiamo mai dimenticata, ne sono certa”. Fu lo studio, ha poi spiegato, a ridarle nel dopoguerra la forza di ripartire, di riprendere un posto nel mondo. Un modo per riconnettersi anche alla figura del padre Alberto, deportato assieme a lei ma senza fare ritorno. “L’uomo più importante della mia vita”, ha poi detto.
La senatrice a vita si è rivolta direttamente anche ai tanti studenti presenti: “Quando sono entrata in Senato – le sue parole – l’unica cosa che potevo fare era combattere tutto quello che ha segnato per sempre la mia vita. Non c’è limite all’odio né all’indurre ad odiare. Tantissimi possono essere i modi, le ragioni. È bello insegnare ai ragazzi a non farlo”.
Nel suo elogio Alessandro Saggioro, coordinatore del dottorato di ricerca in Storia dell’Europa, aveva sottolineato: “Liliana Segre, che ha conosciuto la realtà dei lager nazisti, oggi indica la strada da percorrere per una società multiculturale che impone il rispetto di ogni identità affinché non debbano ripetersi nuove forme di odio, che pure di tanto in tanto cercano di riaffiorare”. Per il docente, “il racconto cristallino della sua esperienza ci conduce per mano attraverso il Novecento, fino a un presente in cui il malessere collettivo si scatena nell’odio verbalizzato, potenzialmente prodromico a nuove esplosioni di violenza”.
Nella fase iniziale della cerimonia i saluti della sindaca di Roma Virginia Raggi e del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Nelle parole di entrambi la preoccupazione per la crescente minaccia dell’odio e la gratitudine per lo sforzo profuso in direzione opposta dalla Segre. Ad intervenire, nel corso della mattinata, anche lo studente Valerio Cerracchio, la direttrice dell’area offerta formativa e diritto allo studio Giulietta Capacchione, il presidente dell’Aix-Marseille Université Eric Berton.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(18 febbraio 2020)