Islamizzazione

davide assaelRecentemente mi è stata riferita una frase dell’avvocato di Sarah Halimi, la donna ebrea francese orribilmente uccisa dal giovane musulmano Kolibi Traore. È noto a tutti che, approfittando di una legge francese e di un giudice evidentemente imbecille (per non tirare in ballo l’antica tradizione antisemita del suo Paese), Traore ha evitato il processo in quanto ritenuto mentalmente instabile perché sotto l’effetto di droga. L’avvocato dei famigliari della vittima, anche lui ebreo, di fronte alla decisione del giudice ha detto, “Ci stanno svendendo”. Come dicevo l’episodio mi è stato raccontato, ma, a prescindere che questa frase sia stata pronunciata o meno, è certo rappresentativa dello stato d’animo di molti ebrei europei, in particolare francesi. Per ovvie ragioni, visto quanto subito dall’ebraismo francese perlomeno dal 2006 ad oggi. Il sentimento diffuso è che per mantenere una pseudo pace con i musulmani qui in Europa si sacrifichino gli ebrei. Tutto, naturalmente, con la complice cecità del mondo cristiano, che, ormai immemore di sé, non si accorge della graduale conquista islamica del vecchio continente. Il sentimento è, come detto, comprensibile, ma quando si passa da questo all’analisi politica le cose non possono essere dette così a cuor leggero. Anzitutto, siamo di fronte davvero ad un’islamizzazione dell’Europa? Le stime più “catastrofiche” parlano di 39.000.000 di musulmani in Europa nel 2050, pari al 5,4% del totale della popolazione. Il dato tiene conto dell’immigrazione islamica compresa nel periodo fra il 1990 ed il 2017. È vero che il Pew Research Center ha recentemente stimato una cifra di 75.000.000 di musulmani entro la stessa data, ma è una stima elaborata a partire dai flussi migratori compresi fra il 2010 ed il 2016, sospinti da condizioni geopolitiche difficilmente replicabili. Anzi, diciamolo francamente, visto il costante impoverimento dei Paesi europei e lo spostamento della ricchezza da Occidente a Oriente, sarà anche difficile mantenere i dati del periodo 1990-2017. Ma, mettiamo pure che nel 2050 la popolazione musulmana in Europa si attesterà al 10% del totale di abitanti (cosa appunto assai difficile), si potrebbe parlare di islamizzazione? Ma, allora, il Paese più islamizzato del mondo non musulmano è Israele, dove la popolazione islamica sfiora il 22%! E parliamo di una minoranza in conflitto con la maggioranza che la ospita, dunque potenzialmente (e spesso fattivamente) ostile! Dati che l’Europa sempre pronta a puntare l’indice sulle presunte politiche discriminatorie dello Stato ebraico dovrebbe annotarsi bene prima di parlare. Israele sarebbe piuttosto da assumere come modello interculturale forse unico al mondo. Ma dove si trova un’altra nazione capace di far vivere in casa propria chi si dichiara proprio nemico? Un modello, che a me pare profondamente ebraico, che dovrebbe fare scuola nel mondo. Cosa, invece, l’immigrazione musulmana, intrecciatasi con gli attentati e la crisi economica, sta portando in Europa? Una reazione identitaria che non si vedeva dagli anni bui del secolo scorso. Un neo-nazionalismo, che ha aperto una deriva xenofoba diffusa in tutti i Paesi. In cui un ruolo sta anche giocando l’identità cristiana, utilizzata come clava da battere sulla testa dei nemici proprio da coloro che se ne sono tenuti bellamente lontani per tutta la vita. Ma niente di nuovo sotto il sole, certo non ci sorprendono queste dinamiche propagandistiche di bassissimo cabotaggio. Chi ci rimette con l’aprirsi di questa deriva xenofoba, i musulmani? Certo (innumerevoli e enormemente sottovalutati dalla cronaca gli attacchi, fisici e non, contro musulmani, moschee e altri luoghi islamici), ma non solo. Mi è capitato di scrivere tante volte come l’antisemitismo in Europa sia tornato attraverso il canale dell’islamofobia. Due le vie di fatto: circoncisione e macellazione rituale. Se si mettono in discussione per il mondo musulmano, perché non per gli ebrei? Ma ormai solo chi non vuole, non vede. Questa reazione identitaria si è ben presto concretizzata nella rinascita di movimenti di estrema destra, che hanno ripreso piede approfittando di parole d’odio immesse sul mercato politico da partiti tradizionali. L’intreccio fra la Lega di Salvini, Casa Pound, Lealtà e azione, con tanto di manifestazioni comuni, di ingressi nelle liste comunali, regionali, persino in parlamento, è il caso scuola in Europa. Ma ogni Paese ha il suo intreccio (non parliamo dell’AFD in Germania). Dalla rinascita di questi partiti, si è poi passati agli attentati veri e propri. Il caso di Halle, dove un pazzo ideologizzato (pari pari a quelli che invocano la jihad) ha tentato di entrare in sinagoga armato di fucile per poi ripiegare sul negozio di kebab è solo il caso più sintomatico di come islamofobia e antisemitismo siano terreni contigui qui da noi. Ma davvero sono infiniti gli esempi che si potrebbero fare in proposito. Non si possono che invitare le lettrici e i lettori a documentarsi per proprio conto. Ecco cosa sta accadendo in Europa: il ritorno di ideologie tutte nostrane che si speravano sorpassate dalla storia. Altro che islamizzazione. Se poi si vuole prendere la singola sentenza, il singolo caso da tabloid, le donne velate nel centro di Londra per certificare una islamizzazione priva di qualunque base fattuale (ma queste persone si sono mai fatte un giro a Yaffo? E cosa facciamo, buttiamo fuori da Brooklyn gli ebrei con barba e cappello?) magari per sentirsi partecipi (ma dal divano di casa) dello scontro mediorientale, beh, sono cose che riguardano più gli psicologi che gli analisti politici. Viene in mente il vecchio Socrate: non può che fare male chi confonde il tutto con la parte. To be continued…

Davide Assael