Le Intese e il rispetto del pluralismo
“Libertà di tutti, cammino aperto”
È il 27 febbraio del 1987 quando il Presidente del Consiglio Bettino Craxi e Tullia Zevi, Presidente dell’allora Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, mettono la firma sulle Intese. Un momento storico, che segna un cambio di passo nelle relazioni tra Stato ed ebraismo italiano.
Lo si è ricordato in occasione del convegno “Accordi di libertà”, organizzato a Palazzo Giustiniani dalla Fondazione Bettino Craxi con un intervento di apertura della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Al centro dei vari interventi il lungo percorso che ha portato il Paese dai Patti Lateranensi del ’29 al pari riconoscimento delle identità e religioni “altre” rispetto alla Chiesa cattolica. Un percorso caratterizzato, per gli ebrei italiani, anche dalle Leggi razziste subite nel ’38, dalle persecuzioni e dalla Shoah. La firma dell’87 come punto di svolta, i cui effetti restano tangibili.
Positivo il bilancio di Davide Jona Falco, Consigliere UCEI, intervenuto in sostituzione del vicepresidente Giulio Disegni. “In questi trent’anni – ha affermato – l’ebraismo italiano ha retto ad una sfida importante: dimostrare allo Stato e alla società che l’essere ebrei è una condizione irrinunciabile e che i diritti e l’identità ebraica così faticosamente conquistati si esplicano e si mantengono solo accordandosi paritariamente di fronte allo Stato per tutelare e preservare le proprie specificità ed il proprio essere”.
Trovare la formulazione giusta per quell’accordo, ha ricordato Jona Falco, non fu impresa facile. E questo anche perché “occorreva tradurre in un accordo scritto le specificità del mondo e dell’ordinamento ebraico, che doveva incontrarsi e ‘fare i conti’ con l’ordinamento giuridico italiano e con l’assetto normativo preesistente in tema di libertà religiosa e di diritti fondamentali degli appartenenti alle varie confessioni”.
L’affermazione del pluralismo resta però ancora una sfida in parte da vincere. “Da sempre – ha spiegato il Consigliere UCEI – i principi che hanno governato la ‘questione religiosa’ per gli acattolici, valdesi ed ebrei in particolare, hanno contemperato la rivendicazione del poter esercitare liberamente il proprio credo, unitamente alla necessità della laicità dello Stato quale base fondamentale per la convivenza civile”. Il cammino delle libertà in una società multiculturale dovrebbe quindi andare nel senso “del sempre maggiore riconoscimento delle differenze, della tutela delle persone in quanto uguali e, tuttavia, diverse”.
Ad aprire il convegno, dopo le parole della Presidente del Senato, un saluto di Margherita Boniver, Presidente della Fondazione Craxi, con a seguire le relazioni del docente universitario Benedetto Ippolito sul tema “Dallo Stato confessionale alla libertà religiosa” e del senatore Luciano Malan su “Gli accordi con le confessioni”.
Moderati da Massimo Franco, editorialista del Corriere della sera, hanno preso la parola anche la senatrice Stefania Craxi, il Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede Paul Richard Gallagher e Alessandra Trotta, Moderatora della Tavola Valdese.
(19 febbraio 2020)