Ticketless – Un libro invece che due
Sono usciti, a poche settimane di distanza, due libri importanti scritti da una storica, Alessandra Tarquini, La sinistra e gli ebrei. Socialismo, sionismo e antisemitismo (Il Mulino) e da una semiologa, Valentina Pisanty, I guardiani della memoria e il ritorno delle destre xenofobe (Bompiani). Sono libri seri, che meritano di essere discussi a fondo. Se qui vi accenno di sfuggita è perché leggendoli ho notato che quello che manca all’uno lo si trova nell’altro, non solo per l’ovvia ragione che il primo si occupa della sinistra, il secondo della destra. Tarquini parte dalla nascita del PSI (1892), dunque ha una sua prima parte autonoma, ma dal 1945 a oggi le due analisi si fa presto a fonderle. Non si tratta di pura complementarietà: i nodi storiografici affrontati da Tarquini si chiariscono con le ipotesi di Pisanty sulle politiche della memoria, gli abusi commessi dai “guardiani della memoria”. E viceversa intolleranza e razzismo non sono ritornati in auge soltanto per colpa delle destre xenofobe. La questione è contorta, mi rendo conto, ma insisto: tenere disgiunti i due tavoli è un errore che porta diritto alla confusione dei nostri giorni. Dei politici (Salvini che nega di essere razzista e difende a spada tratta Israele), ma anche di chi opera nelle scuole (il luogo comune delle vittime di ieri che diventano persecutori di oggi nasce e si sviluppa proprio nei modi e nei tempi proposti da Tarquini). Separare il Medio Oriente dal 1938, Israele dalla storia della Shoah, come quasi sempre si è fatto nelle pratiche di didattica della Shoah che conosco, è un’ingenuità. Nell’equivoco i politici più scaltri ci sguazzano, gli osservatori ingenui ci cascano. Quelli che Pisanty chiama “i cortocircuiti della memoria” non derivano infatti soltanto da pratiche commemorative sbagliate: hanno prodotto e continueranno a produrre cicliche fasi di silenzio e repentini risvegli sempre per riflesso della tragedia mediorientale.
Alberto Cavaglion