Il segreto di Isabella
Con Il segreto di Isabella (Curci), in libreria da alcune settimane, Lia Levi torna a scrivere per ragazzi. Anche se la storia contenuta in questo piccolo libro illustrato non è tutta concentrata sull’argomento, spesso toccato dall’autrice, della limitazione dei diritti e dell’esclusione durante le leggi razziste e la persecuzione degli ebrei in Italia, il tema viene sfiorato con delicatezza nella parte finale. Caterina e Serena sono amiche inseparabili nella Roma uscita da poco dalle devastazioni della guerra e, come capita a volte dopo le guerre, percorsa da una voglia di vivere che si sente nell’aria. Le due amiche trovano nell’esperienza presso gli scout un terreno ideale per stare insieme, fare insieme, ridere insieme. Al gruppo delle piccole avventurose campeggiatrici si unisce un giorno una bambina solitaria e all’apparenza poco espansiva. Si chiama Isabella e custodisce un segreto duplice contenuto in una valigetta che porta sempre con sé e in un passato misterioso. Nella valigetta c’è un clarinetto, che Isabella, ebrea polacca che con i genitori ha trovato rifugio durante le persecuzioni in una villa in campagna, ha imparato a suonare. La persecuzione è un tema appena accennato: qui non ci sono deportazioni, eccidi, mucchi di cadaveri; c’è invece una bambina obbligata a passare da sola giorni, settimane, anni, una bambina che suona (e basta). Un po’ come il protagonista della Novella degli scacchi di Stefan Zweig, che nella solitudine della reclusione impara a memoria centinaia di partite e così si salva dalla follia (o almeno da una sua forma), Isabella salva se stessa con la musica e, nel finale, ne fa dono.
Giorgio Berruto