Una maggiore sensibilità
Nel turbinio di informazioni e pareri sull’attuale situazione di emergenza sanitaria, mi soffermo su un particolare su cui penso si debba stare attenti. Nei commenti espressi dalle autorità sul numero dei decessi, si sente spesso in questi giorni l’affermazione “si tratta di persone in età avanzata e con altre gravi patologie”; ora, è comprensibile che sia rassicurante per il più vasto pubblico constatare di non far parte della fascia d’età e di non riscontrare su di sé quelle condizioni fisiche fra le quali si registrano per lo più i decessi. Tuttavia, presi così alla lettera, questi commenti lasciano un’ombra preoccupante su un atteggiamento di distanza e scarsa sensibilità nei confronti di persone che vengono a mancare per questo morbo, “perché tanto si tratta di anziani e malati”. Penso che proprio la situazione di ansia e preoccupazione debba suscitare una maggiore sensibilità nel come ci rivolgiamo al nostro prossimo e nel come ci esprimiamo nei riguardi delle situazioni di sofferenza e dolore, anche quando non ci coinvolgono personalmente.
Rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova
(26 febbraio 2020)