16 ottobre, una panchina per la Memoria
Edoardo Ricchetti, Amedeo Fatucci, Leo Funaro e Pellegrino Vivanti. Il primo un giornalista. Gli altri tre invece tipografi. Il 16 ottobre del ’43 furono catturati e deportati, per non fare mai ritorno. Porta i loro nomi la Panchina della Memoria inaugurata quest’oggi nel largo che ricorda la data più nera del Novecento romano.
Il momento conclusivo della tre giorni di incontri “Parole non Pietre” promossa da Fnsi, Articolo21, Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e altre realtà della società civile e del mondo dell’informazione. Un nuovo appuntamento con le memorie e le ferite della Roma ebraica, in collaborazione con la Comunità, già al centro di un evento dedicato a tutti quei giornalisti che, iscritti all’albo locale, furono radiati per effetto delle Leggi razziste. Tra loro anche Alberto Moravia.
“I giornalisti – ha ricordato nell’ambito di questa tre giorni il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti – devono rispettare la Costituzione che vieta squadrismo, antisemitismo, le aggressioni alle diversità e istituisce il principio di uguaglianza tra le religioni, non discrimina tra opinioni politiche e tra i sessi. Il dovere dei giornalisti è ricordare la Costituzione contrastando chi usa le parole come pietre per uccidere la diversità”.
Concetti oggi ribaditi a largo 16 ottobre, con gli interventi dello stesso Giulietti, del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, della sindaca Virginia Raggi, del vicepresidente della Comunità ebraica di Roma Ruben Della Rocca, del presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia. Commoventi le parole di Luana Moresco, compagna di Antonio Megalizzi, che ha sottolineato l’importanza di ricordare, ma anche di agire. È seguita la visita alla mostra “Shoah. L’infanzia Rubata” allestita alla Casina dei Vallati, con la partecipazione anche del coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Milena Santerini, intervenuta nelle scorse ore sul tema del’hate speech. “Le grandi piattaforme – è tornata a chiedere nella sede della Fnsi – devono impegnarsi a rimuovere i discorsi d’odio”.
Venerdì mattina, nella sede de La Civiltà Cattolica, la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello aveva firmato, assieme ad altri esponenti di comunità religiose e ai giornalisti presenti, la “Carta di Assisi. Parole non Pietre”. L’invito di Dureghello è stato di dar più spesso voce a concetti quali “speranza” e “fiducia”, evitando inoltre l’uso di parole sbagliate che rischiano di minare la tenuta di una società.
Questi i dieci punti affermati nella carta: “Scriviamo degli altri quello che vorremmo fosse scritto di noi. Non temiamo di dare una rettifica quando ci accorgiamo di aver sbagliato. Diamo voce ai più deboli. Impariamo il bene di dare i numeri giusti. Le parole sono pietre, usiamole per costruire ponti. Diventiamo scorta mediatica della verità. Non pensiamo di essere il centro del mondo. Il web è un bene prezioso: viviamolo anche come bene comune. Connettiamo le persone. Diamo corpo alla notizia, portiamola nelle piazze digitali”.
(1 marzo 2020)