Kertzer a Pagine Ebraiche
“Pio XII, fate lavorare gli storici”

“È sempre un errore imporre una narrativa celebrativa a priori, quasi a protezione di qualcosa su cui è invece fondamentale indagare. Purtroppo anche molta stampa italiana, nelle scorse settimane, si è prestata a questo malinteso. A lavorare dovranno essere solo e soltanto gli storici”.
David Kertzer, Premio Pulitzer e profondo conoscitore della storia della Chiesa, in particolare dei suoi complessi rapporti con il mondo ebraico, è tra gli storici che hanno avuto accesso agli archivi vaticani sul pontificato di Pio XII. L’aveva annunciato a Pagine Ebraiche, un anno fa, quando da Bergoglio era stata ufficializzata la data di apertura: due marzo 2020. “Su una cosa potete star sicuri: il 2 marzo, quando quella porta si aprirà, ci sarò senz’altro” ci aveva detto. E così è stato. Lo raggiungiamo nel tratto di strada che dal Vaticano, che sarà la sua seconda casa per diverse settimane, lo sta portando all’appartamento in cui vivrà nel suo soggiorno romano. “Ci attende un grande lavoro, anche se le condizioni non sono semplici. Accesso limitato, milioni di carte da consultare. Ma sono almeno altri due i luoghi che dovrebbero aprirsi a noi studiosi, per una reale trasparenza e comprensione dei fatti relativi alla Chiesa e al secondo conflitto mondiale. Parlo, come ho scritto anche su The Atlantic, dell’archivio dei gesuiti e di quello del vicariato di Roma”. Kertzer comunque non desiste: “È possibile che in futuro si arrivi a una svolta anche lì”.
“Credo, ormai, di sapere molto su Eugenio Pacelli. L’idea che mi sono fatto – raccontava a Pagine Ebraiche – è che fosse molto intelligente e cauto e che il suo obiettivo prima di ogni altro fosse quello di proteggere la posizione di potere della Chiesa in un’epoca di grandi e destabilizzanti cambiamenti”. Non scontato, la sua opinione, che nell’archivio vaticano possa comunque emergere qualcosa di definitivo. Anche sui famosi “silenzi” che gettano più di un’ombra sulla sua azione in quegli anni. Servirà calma, attenta analisi delle carte, approfondimento di ogni caso e complessità. L’apertura agli studiosi resta comunque un fatto significativo. Annuncia Kertzer: “Conto, nel giro di qualche anno, di uscire con un libro serio e autorevole su Pio XII. Questa non potrà essere l’unica fonte, naturalmente. Ho già raccolto migliaia e migliaia di documenti altrove”. In questi giorni Kertzer studia all’Archivio Apostolico. “L’accesso è limitato a 60 studiosi, ieri ne ho contati 44. Non tutti comunque studiano il pontificato di Pacelli. Direi che in tutto, ad occuparsi di questo tema, siamo una venticinquina. Mi sorprende che, tra di loro, ci siano davvero pochi italiani”. Lui stesso ha rischiato di non esserci, per via delle disposizioni prese dal suo ateneo per contrastare l’emergenza Coronavirus. Come l’autorizzazione preventiva a viaggiare per l’Italia, sottoposta a rigido controllo. “Ma per fortuna – sorride – ero già qui da qualche giorno”.
Sulla particolare enfasi data dalla Santa Sede ad alcuni documenti pro Pacelli da segnalare l’intervento nelle scorse ore del rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni, interpellato al riguardo all’Ansa. “È molto sospetto questo sensazionalismo, con i fascicoli già pronti e le conclusioni facili proposte sul vassoio. Ma basta poco – le sue parole – per rendersi conto che già le scarse rivelazioni si riveleranno un boomerang per gli apologeti a ogni costo. Si vede chiaramente che non ci fu volontà di fermare il treno del 16 ottobre e che gli aiuti furono ben mirati a tutela dei battezzati”. Il rabbino capo ha anche aggiunto: “Dopo aver detto che ci vorranno anni di studio, ora la soluzione uscirebbe il primo giorno come il coniglio dal cilindro del prestigiatore. Per favore, fate lavorare gli storici”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(3 marzo 2020)