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Nessuno tocchi Montale

cavaglionL’on. Bersani è uno dei più acuti commentatori che possa capitare di ascoltare in questi tempi, sebbene il suo stile spesso sia oggetto di caricatura. In una celebre bustina di Minerva, Umberto Eco parlava di «bersanemi» per definire l’originalità delle sue metafore: pettinare la bambola, smacchiare il giaguaro, tagliar via i bordi ai toast, cambiare gli infissi al Colosseo, rimettere il dentifricio nel tubetto. Da qualche mese un dotto ritornello di Bersani non mi diverte per niente, mi infastidisce. Nel dire una verità del tutto ovvia, cioè che i Cinquestelle dovrebbero decidere da che parte stare, si appella al verso di Montale: “Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Sia chiaro, il giudizio che Bersani esprime è sacrosanto, anche se un po’ di autocritica non guasterebbe: il Pci dopo il 1989 è andato avanti per un paio di decenni dicendo ciò che non era e cioè che non voleva essere. Secondo me è questa la causa originaria dei disastri politici del nostro paese. Nessuno chiede a Bersani “la parola che squadri da ogni lato l’animo nostro informe”, ma per cortesia lasci riposare in pace il Poeta e non turbi i nostri sonni facendoci apparire in sogno Di Maio, Crimi, la Taverna sottobraccio a Montale.

Alberto Cavaglion