Consapevolezza di sé
“Da parte ebrea – Narrazioni dalla Grande guerra a dopo la Shoah” è la raccolta/rielaborazione da parte dell’italianista Carlo De Matteis di alcuni interventi tenuti nel corso di un decennio ai convegni dell’International Conference on Jewish Italian Literature (edito da ICOJIL, Universiteit Utrecht). Un lavoro che apre ed esplora mondi tra loro assai diversi (per dire: da Saul Bellow a Primo Levi, Italo Svevo, Giorgio Bassani, Lion Feuchtwanger e altri). Mondi diversissimi, con tuttavia in comune una ebreitudine, jewry, che non è necessariamente ebraismo/ebraicità, jewishness. Insomma si scava in una immensa e stupenda letteratura intrinsecamente laica, non confessionale e però radicatissima. È l’eterna questione della identità. O meglio delle multi-identità. Individui che in buona parte non sentono, o non si accorgono, o addirittura non sanno di essere ebrei fino a quando le tragedie del Novecento non irrompono nelle loro vite «trasformandone l’esistenza e la coscienza». Sono «gli ebrei non ebrei» che direttamente o indirettamente conoscono le leggi razziste e l’orrore e lasciano spazio alla consapevolezza di sé, ovvero alla consapevolezza di essere «diversi dagli altri». Di essere ebrei.
Stefano Jesurum
(5 marzo 2020)