Giornata dei Giusti: “Occorre più storia per avere una società consapevole”
In questi ultimi anni si è andata modificando l’idea di riferimento del “Giusto” così come è stata sviluppata dall’Associazione del Giardino dei Giusti di Milano ed in particolare da Gabriele Nissim presidente di Gariwo.
Noi possiamo considerare due tipi di giusti. Ci sono quelli che si attivano nelle “emergenze”, di fronte a un genocidio, a una occupazione, a una guerra. Quando tutto è andato storto e il Male è già “in atto”. Una persona fa il possibile per salvare un altro essere umano in situazioni molto difficili, quando il male ha già vinto o ha già prodotto effetti negativi irreversibili.
Noi spesso diciamo che ci sono stati i Giusti nella Shoah, perché la Shoah c’è stata. E questo può valere anche per il genocidio armeno o per il Ruanda o altre situazioni simili.
Però esiste anche un altro tipo di giusto: colui che è capace di “prevenire il Male”. Agire quando ancora le cose non sono andate in una direzione negativa, quando il Male, non ha ancora vinto. Quando ci sono dei germi di questo male che arriva e i Giusti comprendono, anticipano e agiscono prima che avvenga una evoluzione negativa della situazione.
Questo è un concetto ebraico che indica l’uomo come un collaboratore di D-o nella preservazione del mondo; il “Tikkun olam“ la riparazione del mondo è un concetto ben sviluppato nella tradizione.
Anche nella letteratura mistica, la Kabala, è riportato che ci sono 36 giusti che in ogni generazione “salvano il mondo”.
È molto più facile prevenire il Male nella normalità che combatterlo quando si è insediato.
Ecco quindi che si è deciso di inserire tra i giusti il geofisico W. Broecker che ha per primo lanciato l’allarme nel 1975sul surriscaldamento dell’atmosfera con tutte le conseguenze che si stanno verificando come ben spiegato nella motivazione della decisione.
Se non ci fosse stata l’emergenza del Coronavirus avrei dovuto consegnare in Sala Alessi gli attestati per i giusti ammessi al giardino virtuale, lo spazio digitale ospitato sul sito di Gariwo che idealmente amplia le dimensioni del Giardino reale.
Le persone laiche o religiose che quest’anno sono state segnalate dalla cittadinanza e vagliate dalla apposita commissione, sono nuovamente per la maggioranza individui che hanno salvato degli ebrei in Italia durante la seconda guerra mondiale.
Quale significato ha ricordare queste persone mentre si assiste ad un incremento dell’antisemitismo in Italia ed in Europa, sia sul web che con atti vandalici e offese alla persona?
Rileviamo che almeno una parte dei cittadini è conscia di ciò che può causare l’antisemitismo, il razzismo e la xenofobia e vuole portare ad esempio, a ricordo questi giusti che li hanno combattuti.
Sapere che la parte sana della società è contro ogni forma di discriminazione e di antisemitismo fa bene al cuore ma non è sufficiente ad affrontare il futuro, che continua ad apparire enigmatico e preoccupante. Non basta neanche una importante sensibilità rispetto al tema da parte delle istituzioni e delle autorità e la azione della magistratura.
Da ultimo, dato che l’associazione si prefigge anche uno scopo educativo, cosa possiamo fare per preparare, formare i giovani e le future generazioni? Insegnare loro l’etica della responsabilità e la storia.
Lascio ai filosofi spiegare come affrontare l’insegnamento dell’etica della responsabilità che, quando ero ragazzo, si chiamava senso del dovere ma voglio sottolineare l’importanza della storia come da più parti si va sostenendo.
“Non occorre più memoria. Occorre più storia”. Ma la storia non sono i racconti. Ciò che chiamiamo storia è l’insieme delle domande che noi facciamo al passato; è la conseguenza degli strumenti e della metodologia con cui si indaga quel passato. Il presente, di una persona e di una società, non è soltanto il secondo o il minuto di quel momento subito svanito; è il contesto generale che avvolge, precede e continua la realtà in atto della nostra vita.
Come ha scritto Claudio Magris in un suo recente articolo: “Ignorare chi siano stati Stalin o Hitler non è come ignorare chi sia stato Pericle – cosa certo assai grave sul piano culturale, mancanza che impoverisce la vita e l’intelligenza, ma non impedisce di attraversare la strada come l’ignoranza del semaforo rosso. La mancanza di memoria che riduce la vita a un pugno di mesi o di anni impedisce di guardarsi intorno, di orientarsi nel caos della vita e della storia e rende meno improbabile finire schiacciati. O Italiani, diceva Foscolo, vi esorto alle storie. Non voleva creare professori, ma semplicemente persone più consapevoli e dunque più agguerrite.”
Giorgio Mortara, vicepresidente UCEI