Russia-Turchia, tregua siriana
Dopo sei ore di vertice a Mosca, il presidente russo Vladimir Putin e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan hanno trovato un accordo per una tregua a Idlib, provincia siriana martoriata dalla guerra. Una tregua che i quotidiani di oggi definiscono fragile. “Da valutare se l’intesa siriana, nella quale l’Europa non ha avuto alcun ruolo, sarà in grado di fare decrescere la tensione sul confine greco. – aggiunge Lorenzo Cremonesi sul Corriere – Qui infatti la notizia dell’arrivo delle nuove truppe inviate da Erdogan vede crescere il rischio di uno scontro diretto con quelle greche. In questo caso a pagare sarebbero ancora una volta migliaia di civili stanchi, delusi e vittime di dinamiche politiche e militari che non controllano affatto. Per tutta la giornata di ieri non ci sono stati tentativi di irruzione da parte dei migranti assiepati nei campi e nelle zone di bosco tra le periferie di Edirne e i fili spinati lungo la frontiera”. La Turchia chiede più fondi per la gestione dei migranti e fa pressione sull’Europa che, per bocca del suo rappresentate agli Esteri, sembra aprire a nuovi finanziamenti (Repubblica). Secondo Bernard Guetta (Repubblica) quanto accade ad Idlib e le tensioni russo-turche devono spingere l’Europa a intervenire con decisione e in modo più ampio: “Tra tutti e 27 gli Stati, 28 addirittura se la Gran Bretagna si unisse a noi, abbiamo un numero di velivoli militari più che sufficiente per interdire il cielo di quella regione all’aviazione siriana e, prendendo quattro piccioni con una fava, mettere fine al martirio degli sfollati di Idlib, far cessare gli scontri e indurre la Turchia a rinunciare al ricatto dell’apertura delle sue frontiere con l’Unione”. L’inazione, sostiene Guetta, rischia solo di portare ulteriori conflitti. “Se non riusciremo a fermare il massacro di Idlib, l’Europa avrà perso, forse definitivamente, la sua battaglia. Per la seconda volta, dopo Srebrenica. Due volte di troppo”, avverte su Avvenire la storica Anna Foa.
Unità e fiducia contro il virus. Appello del Capo dello Stato Sergio Mattarella agli italiani a rimanere uniti di fronte alla sfida dell’emergenza coronavirus. “L’insidia di un nuovo virus provoca preoccupazione. Questo è comprensibile e richiede a tutti senso di responsabilità, ma dobbiamo assolutamente evitare stati di ansia immotivati e spesso controproducenti. Siamo un grande Paese moderno, abbiamo un eccellente sistema sanitario nazionale che sta operando con efficacia e con la generosa abnegazione”, afferma il Presidente (Corriere). Intanto, secondo alcuni medici tedeschi, il primo contagiato europeo potrebbe essere stato in Germania ma non è ancora chiaro come mai il ritmo del contagio nel paese rimanga notevolmente inferiore a quello italiano, scrive il Corriere. In ogni caso Berlino ha alzato il livello dell’emergenza mentre l’Oms è pronta a definire la crisi da coronavirus una pandemia (La Stampa). Minimizza invece il presidente Usa Trump, la cui “sensazione” – ha dichiarato a Fox News – è che i dati sulla percentuale di mortalità sia sotto l’1% (La Stampa).
6 marzo nel nome dei Giusti. Sarà una Giornata dei giusti diversa quella che verrà celebrata in queste ore. Nessuna manifestazione o riunione pubblica come previsto dal decreto del governo. Ma alle 14.30 – come riporta Avvenire – sarà possibile seguire in diretta sulla pagina Facebook di Gariwo, che cura il Giardino dei Giusti a Milano, la cerimonia nella quale saranno scoperte nuove targhe con nomi di persone che non ebbero paura ad aiutare ebrei durante la persecuzione. Presenti il presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolé, il presidente di Gariwo Gabriele Nissim e il vicepresidente dell’Ucei Giorgio Mortara.
Fascismo e responsabilità. Riflettendo sul consenso alle dittature, Aldo Cazzullo sul Corriere spiega che “negare un certo grado di consenso al fascismo sarebbe antistorico. Sostenere che tutti fossero stati fascisti e tutti siano poi divenuti antifascisti è un alibi”. A proposito di fascismo, il Giornale, sulla base di un libro di Pietrangelo Buttafuoco, sostiene in modo inquietante che ci sia una somiglianza tra Salvini e Mussolini e sia il fatto di avere “capito l’anima italiana”.
Le emergenze climatiche e la tecnologia. Riflettendo sulla siccità che sta colpendo la Sicilia, il Sole 24 Ore – criticando l’Italia – sottolinea come in Israele si sia investito nella tecnologia e si riesca a rispondere ai problemi dell’acqua attraverso desalinizzatori all’avanguardia. “La scarsità di acqua – spiega il Sole – sarà un problema crescente nel quadro di cambiamento climatico che stiamo vivendo. Per fronteggiare le sfide poste dal clima non possiamo più perdere tempo. Occorre, subito, operare sui due fronti dell’adattamento al cambiamento climatico e della mitigazione dei suoi effetti”. E la tecnologia israeliana può essere d’aiuto.
Segnalibro. È uscito di recente in libreria il terzo e ultimo volume della raccolta di scritti giornalistici di Renzo De Felice (Luni editore). Ne parla sul Foglio Vincenzo Pinto: “Il sottotitolo è quanto mai significativo: – scrive Pinto rispetto al nuovo volume – facciamo storia, non moralismo. L’interesse di Renzo De Felice per la storia contemporanea è piuttosto ampio, ma sostanzialmente si concentra intorno al problema delle peculiarità del fascismo italiano rispetto agli altri fenomeni (più o meno) totalitari del Novecento”. Sul Venerdì di Repubblica viene invece ricordata la storia di Theresienstadt, falso ghetto modello costruito dalla propaganda nazista e di come un inviato della Croce Rossa cadde nell’inganno. Quell’inviato racconterà la sua storia al regista francese Claude Lanzman, in “Un vivo che passa”. E oggi, riporta Repubblica, quel lavoro è stato trascritto ed edito in Italia da Cronopio.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked