L’Italia chiusa in casa
Città svuotate, in tutta Italia, per affrontare l’emergenza Coronavirus. Controlli serrati per le strade, per contrastare chi aggira le regole e mette in pericolo la collettività. Ma anche (forse) un maggior senso di responsabilità collettivo dopo le tante sbandate iniziali. Il Corriere fotografa tra le altre la situazione a Roma: “L’assalto sotto le stelle al banconi degli alimentari, col passare delle ore, si è trasformato in un approccio più rilassato, con i servizi d’ordine delle guardie private assoldate dalle marche della grande distribuzione. Tutti in fila, ad almeno un metro di distanza come da regole, ingressi a scaglioni ordinati, precedenza a persone anziane o a donne in attesa. Stessa procedura davanti alle farmacie. La folla che di solito si trova all’interno dei locali, si fraziona sui marciapiedi”.
Bernard-Henri Levy, su La Stampa, guarda al contesto europeo nel suo insieme e attacca: “Lunga vita a razzisti, xenofobi e sovrani, troppo felici che il coronavirus legittimi il loro sospetto per tutto ciò che transita, espatria, si muove e circola. Lunga vita a Matteo Salvini che non ha nemmeno bisogno di una campagna per vedere l’Italia settentrionale barricata come Forte Alamo. Avanti i neofascisti greci per mobilitare la guardia costiera e alzare, a forza di sprangate, i ponti levatoi del continente. E dopo tutto, che cos’era la Brexit, se non una gigantesca quarantena politica e commerciale di un Paese?”.
Sergio Harari, sul Corriere, racconta come è cambiata la vita dei medici italiani. “Molti di noi, sentendosi a maggior rischio, si sono separati dalle loro famiglie, figli, mogli e mariti, genitori, e si sono autoisolati anche dagli amici, per evitare di poter eventualmente mettere a rischio la salute altrui, mentre i carichi massacranti di lavoro non lasciano il tempo neanche per fare una telefonata ai proprio cari. Viviamo – scrive – in un mondo a parte”.
In evidenza, sui giornali, le istanze delle opposizioni (che ieri hanno incontrato il premier Conte). “Se l’Europa esistesse, lunedì si costituirebbe una zona rossa europea. E guardi che non lo dico io, ma imprenditori con aziende dal fatturati miliardari” dice il leader leghista Matteo Salvini al Corriere. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, vorrebbe un uomo forte a gestire l’emergenza. Intervistata da La Stampa, afferma: “Deve essere una personalità forte, con poteri ordinamentali. Serve una persona abituata ad affrontare scenari complessi e soprattutto avulsa dalle dinamiche del consenso e dell’esposizione mediatica”.
Sul Foglio si parla di laboratorio Israele (con la speranza che proprio da qui arrivi il primo vaccino). “Quarantena e innovazione. Lo Stato ebraico – si legge – è all’avanguardia”.
“La prima deportazione degli ebrei italiani avvenne nel ghetto di Roma, sotto le finestre del Vaticano. Papa Pacelli avrebbe potuto fare molto, minacciare Hitler di denunciare il nazismo, oppure fare un gesto come fece il 19 luglio del ’43, quando Roma fu bombardata. Pero lui non era quel tipo di leader, non era certo contento dell’omicidio di più di 1000 ebrei di Roma, ma non voleva rischiare di compromettersi”. Così David Kertzer, in una intervista con La Stampa relativa all’apertura degli archivi vaticani sul pontificato di Pio XII.
Sono 54 i libri in corsa per il Premio Strega. Domani l’annuncio dei 12 finalisti. Tra i titoli in lizza L’ospite. Le anatomie di Josef Mengele, scritto a 16 anni da Margherita Nani. “L’idea – racconta l’autrice al Corriere – è nata quando frequentavo il liceo Socrate a Roma. Nel Giorno della Memoria ci parlarono di lui e dei suoi esperimenti su cavie umane. Mi colpì la sua malvagità, un medico che, invece di curare le persone, diventa un aguzzino”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(11 marzo 2020)