Livelli di guardia – Festina lente

Ascolta l’intervento:

Nel momento più buio del Novecento, l’esito della Seconda guerra mondiale è stato determinato dall’attimo di una svolta e dal capovolgimento delle sorti.
Certo, i combattimenti si sarebbero ancora protratti a lungo. Certo, a milioni di europei sarebbero ancora toccate sofferenze indicibili. Ma il destino delle dittature fasciste che infestavano l’Europa da quel giorno, da quel momento, era ormai segnato. La speranza era tornata in marcia.
Erano le prime ore del martedì 6 giugno 1944.
Le truppe alleate si erano avvicinate in silenzio nella notte alle coste della Normandia.
Qualcuno, il primo eroe di quel giorno, mise un piede nell’acqua e scatenò lo sbarco, capovolse i destini, diede avvio alla valanga inarrestabile della riscossa e della liberazione.
Nel quadro di un’operazione militare di una straordinaria complessità, la decisione più difficile fu forse questa. A chi attribuire l’onore di calpestare per primo il suolo della Francia liberata?
Che uniforme doveva vestire? Che nazionalità doveva rappresentare?
La storia dell’uomo che segnò le sorti della guerra è appassionante e ancora poco conosciuta. Non è questa l’occasione giusta per raccontarla, ma per lasciarvi qualche curiosità che potremo forse soddisfare in un’altra occasione vi dirò solo che quell’uomo non era un inglese, non era un canadese, non era un americano.
Non era neppure precisamente un militare.
Affrontò i cannoneggiamenti con un solo revolver in pugno e una Bibbia stretta nella cintura perché non si bagnasse fra le onde.
E il suo passo, nel momento più drammatico e solenne del Novecento, era un passo di consapevolezza che non tradiva la precipitazione.
Oggi il mio pensiero non va tanto a quell’eroe, ma, fatte ovviamente le debite proporzioni, ai dilemmi di quel comandante che volle sceglierlo e gli attribuì l’onore di essere il primo.
Dare vita a un nuovo servizio per la redazione giornalistica non è solo un impegno organizzativo, ma significa anche compiere una scelta.
A chi spetta l’onere, il rischio e l’onore della prima volta?
Chi deve essere chiamato ad aprire la turnazione?
Per la prima volta del BokerTov in diretta video alla nostra rassegna stampa che è stato trasmesso questa mattina ho chiamato il collega Daniel Reichel.
Ho pensato a lui perché nelle scorse ore ho continuato a ripetermi quel motto di un’antica saggezza che oggi mi pare più necessaria che mai:

Festina lente – Affrettati lentamente

Parole in apparenza misteriose e contradditorie.
Come è possibile affrettarsi e contemporaneamente non avere fretta?

Eppure questo è proprio quello che ci serve in queste giornate difficili.
È necessario procedere evitando ogni spreco di energie. Ma è altrettanto importante evitare di perdere la calma, mantenere i nervi saldi, procedere con sicurezza e determinazione.

Festina lente

Quando mi ripeto queste parole penso al motto che Cosimo De Medici fece proprio per segnare la gloria di Firenze.
La tartaruga che avanza lenta, ma sicura, spinta dalla vela dei Medici torna continuamente sui battenti di Palazzo Vecchio e nei suoi affreschi.
Una tartaruga che procede senza fretta, ma solida e sicura. È assicurata al terreno dalla sua stabilità, ma è trainata dalla vela delle idee e delle speranze.

Festine lente
Gotthard

Quando penso a queste parole penso queste stesse parole si vedono marcate sui convogli della compagnia ferroviaria più lenta del mondo, le ferrovie alpine del Gottardo.
Sui loro binari a scartamento ridotto che scavalcano le Alpi sembra talvolta di volare, e si lanciano locomotori di una lentezza esasperante capaci di procedere inesorabilmente nell’arrampicarsi su dislivelli vertiginosi.
Auguro a tutti di vedere presto in azione in un giorno di sole le loro turbine mentre sbancano le masse di neve che spesso sbarrano sulle vette alpine la strada ferrata. Il loro incedere fa capire che ogni metro è una conquista, che aprire una strada è difficile, ma possibile.

FESTINA LENTE
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Quando penso a queste parole penso proprio alla forza tranquilla del collega Daniel Reichel.
Uno che tira dritto in silenzio verso la meta da raggiungere. Che procede deciso e in silenzio nella direzione dovuta.
Per questo oggi ho pensato che l’onore della prima volta dovesse toccare proprio a lui.
Altri colleghi, ognuno con la sua straordinaria miscela di qualità umane e professionali, seguiranno nella turnazione per dare al servizio regolarità e affidabilità.
A lui il mio grazie per aver aperto la strada.
Oggi era per noi una data importante. Grazie a tutti i colleghi che hanno contribuito a questa prima volta.
Ma domani sarà un giorno ancora più importante: il quindicesimo compleanno di Haim.
A lui, e a tutti i suoi coetanei che devono sopportare la costrizione di queste giornate difficili, va il mio pensiero e l’invito a cercare bene, in ogni buio, dove si trova la prima scintilla che annuncia l’inesorabile ritorno della libertà.
La sua festa si farà forse attendere ancora qualche giorno, ma dopo l’attesa sarà anche più grande e più viva, perché sarà la festa di una riconquista.

gv