Oltremare
Itinerari del coronavirus

daniela fubiniPiccola storia vera, appena successa nella Israele del pre-lockdown.
Ieri sera mio marito è ritornato a casa dal lavoro – dove lavora non esiste la possibilità di lavorare da casa, e quindi lui deve andare fisicamente in un ufficio con altri esseri umani – e ha detto una frase che nessuna moglie vuole sentire, mai, in nessuna occasione: ho una brutta notizia. Pausa. Ma aspettiamo conferme. E poi d’un fiato: la figlia di un collega nel mio gruppo di lavoro ha viaggiato in autobus con una persona risultata poi malata di coronavirus. Solo stamattina abbiamo avuto la gran bella notizia che la ragazza è risultata negativa, e possiamo ricominciare a respirare. Che poi, a razionalizzare, il virus avrebbe comunque dovuto fare non poche piroette, dal malato alla figlia del collega, dalla figlia al collega, e poi dal collega a mio marito. Possibile? Possibile. Ma si vede che altri erano seduti più vicini al malato, oppure l’autista aveva avuto la buona idea di tenere i finestrini aperti per far circolare l’aria.
A pensarci bene però, una parte chiave di questa breve storia è nel meccanismo messo in atto dal Ministero della Salute, che permette ai cittadini di sapere se sono stati a stretto contatto con una persona poi risultata malata, anche nel caso che non la conscessero direttamente. Qui in Israele siamo ancora alla fase pre-lockdown, le persone possono ancora circolare liberamente anche in piccoli gruppi, e la popolazione fa un po’ fatica a capire il pericolo reale intrinseco in ogni incontro fra persone a meno di un metro e mezzo o due di distanza. E proprio come nel nord Italia, qui la maggioranza schiacciante degli adulti si muove ogni giorno per andare al lavoro in un’altra città, e poi rientra alla sera. Quindi la priorità assoluta, in una fase in cui l’epidemia è ancora a numeri relativamente bassi, è tracciare appunto i movimenti delle persone. Lo si fa usando i gps dei cellulari, per esempio. E qualche giorno fa il primo ministro ha comunicato in conferenza stampa che i malati di coronavirus saranno tenuti sotto controllo tecnologico diretto, anche per monitorarli in caso rompessero il confinamento a casa. Ma ancora prima, il Ministero della Salute pubblica sul suo sito l’itinerario completo di tutti i malati che vengono scoperti man mano. La figlia della collega di mio marito ha scoperto che aveva viaggiato sull’autobus con un malato grazie a quella pagina internet, che si basa sulle dichiarazioni dei malati stessi. A questo punto possiamo solo sperare che tutti gli israeliani che si ammalano (speriamo pochi, eh?) siano persone limpidissime e senza un segreto che sia uno. Per esempio, niente incontri con loschi figuri, o magari con amanti, o visite che non rivelerebbero neanche sotto tortura. Escludo che il Ministero della Salute faccia uso della macchina della verità, e quindi speriamo bene.

Daniela Fubini

(16 marzo 2020)