Coronavirus, l’intervista al rav Sacks
“Ne usciremo più forti e solidali”

La situazione è grave e angosciante un po’ ovunque. Ma da questa emergenza globale usciremo tutti più forti, solidali, consapevoli. È l’opinione di rav Jonathan Sacks, ex rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth. In una intervista con la BBC l’autorevole rabbino, tra le voci ebraiche più influenti, ha riflettuto sulle sfide del presente, sull’isolamento fisico come prevenzione al contagio, sui risvolti nella vita di ognuno, sulle ricadute fisiche, sociali e spirituali, ma ha anche provato a guardare oltre. Al mondo dopo il Coronavirus. Senz’altro, ha osservato, un mondo diverso da come lo conoscevamo finora.
“Non ricordo – ha sottolineato il rav Sacks – altri momenti nella storia in cui tutti, nel mondo, hanno affrontato lo stesso identico problema. È una situazione che genera angoscia, isolamento. Ma che, anche nel mondo ebraico, sta anche facendo emergere il lato migliore delle persone. Individui che si mettono a disposizione di altri. Giovani che tendono idealmente la mano agli anziani. È in corso un cambio di paradigma: si sta passando dall’io individualistico al noi. E questo è molto significativo”. Per rav Sacks la dura prova cui è chiamata la collettività, britannica e non solo, ricorda da vicino quanto avvenne nel Paese al tempo del secondo conflitto mondiale. “Cambierà profondamente il nostro carattere, la nostra generazione. Non potremo più restare indifferenti, anche nei confronti delle sfide che ci pongono ambiente e natura. Ci sarà, io credo, maggior attenzione a temi sensibili come il cambiamento climatico”. Anche la globalizzazione, per rav Sacks, non sarà più la stessa. “È impensabile che non si proceda a un ripensamento. Una buona notizia per chi, per colpa di un certo tipo di approccio, è rimasto indietro”.
Il rav Sacks, che ha anche raccontato dello strazio di dover celebrare cerimonie funebri senza contatto umano tra i parenti del defunto, ha parlato di questo stato di emergenza come della “cosa più vicina a una rivelazione, anche per chi non crede”. E la rivelazione è nella nuova consapevolezza “della fragilità e della vulnerabilità dell’essere umano”. La rivelazione che, come già aveva osservato, “non siamo una sommatoria di diversi Io, ma un Noi”. Con una speranza, tra tante incognite: che l’umanità intera faccia tesoro di questa durissima prova.

(19 marzo 2020)