Modi di dire per Pesach,
la ricchezza dell’Italia ebraica
Scrive rav Amedeo Spagnoletto, sofer e già rabbino capo di Firenze: “Tra tutte le feste, Pesach è quella che per preparazione e cura dei dettagli richiede maggiore attenzione. L’attesa per il seder cresce con l’avvicinarsi del tempo e coinvolge dai più piccoli che si impegnano a ripassare le parti da recitare, ai più grandi che fanno del loro meglio perché questa serata magica rimanga impressa a lungo. Seguono altri sette giorni, scanditi dalle attenzioni alimentari che anche chi è lontano non trascura, e dai giorni di vacanza, svago e riunione familiare. Sarà forse per questo che si sono concentrate intorno a Pesach e ai suoi riti, tantissimi modi di dire in tutte le parlate giudeo-italiane”.
In vista di Pesach, partendo da queste considerazioni del rav Spagnoletto, il canale Facebook UCEI chiama a raccolta tutti i suoi fan. La sfida è di raccogliere il maggior numero di espressioni ancora in uso o che usavano genitori, nonni, le generazioni che ci hanno preceduto. “Pesach, i nostri modi di dire”: un modo per stare insieme, essere comunità anche a distanza, recuperando e condividendo tradizioni della piccola ma estremamente vitale e diversificata Italia ebraica. Il rav è stato il primo a mettersi in gioco, con una lezione sul tema e con un significativo elenco di modi di dire che ha spaziato da Roma a Trieste, da Venezia a Mantova. È possibile contribuire commentando il post di lancio dell’iniziativa sul canale UCEI, indicando anche provenienza e significato dell’espressione segnalata, oppure scrivendo alla mail social@ucei.it.
(19 marzo 2020)