Qualche spunto per viaggiare
“Leggere è come viaggiare senza la seccatura dei bagagli” diceva Emilio Salgari, uno che ha viaggiato pochissimo con zaini e valigie ma ha fatto viaggiare intere generazioni di ragazzi in Italia. Con la fantasia, s’intende. E allora in queste settimane di clausura imposta dal dilagare del virus, oltre a procedere per una volta con tutta comodità alle pulizie di Pesach, mi è venuta voglia di leggere o rileggere libri di viaggio. I grandi libri di Bruce Chatwin, tanto per cominciare, per esempio In Patagonia, arrivando ai confini del mondo dopo aver percorso le immense praterie e i ghiacciai del Cono Sud. Oppure Le vie dei canti, per incontrare nel deserto australiano le strade degli aborigeni. Compagno di viaggio di Chatwin, Peter Levi nel Giardino luminoso del re angelo ha raccontato l’itinerario che conduceva fino nel cuore dell’Afghanistan. E poi La via per l’Oxiana, procedendo nell’Asia centrale accompagnati da Robert Byron. O ancora il Milione, in cui Marco Polo tanti secoli prima ha narrato un viaggio nelle medesime regioni e oltre, fino alla Cina. Per chi ama il freddo e l’etnografia, ecco Aua, resoconto degli incontri dell’esploratore Knud Rasmussen nella terra abitata dagli inuit. Eccentrico come in tutti i suoi scritti, nel Paese dei Tarahumara il surrealista Antonin Artaud catapulta in un Messico sconosciuto di ritualità e iniziazione. Il viaggiatore che non si arresta e non si spaventa di fronte a nessuna meraviglia non ha che da prendere in mano i Viaggi di John Mandeville, quasi un catalogo di zoologia fantastica nello stile di Borges. E se tra le mura di casa ci sono piccoli e impazienti viaggiatori, niente di meglio del Giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne. Solo per i piccoli? Non sia mai. Buon viaggio!
Giorgio Berruto
(19 marzo 2020)