“Ebrei italiani, sentirsi comunità
per rispondere all’attuale crisi”

rassegnaDi fronte all’emergenza sanitaria, c’è una grande esigenza di comunità. “È un valore ebraico far sì che le persone non si sentano sole, che si sentano parte di un gruppo più grande”, che vi sia una comunità a sostenerli. È in questa direzione sta agendo l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per rispondere alle esigenze degli iscritti in tutto il paese. Lo spiega in un’ampia intervista al Jerusalem Post, la presidente UCEI Noemi Di Segni, raccontando come l’ebraismo italiano si stia confrontando con la vita stravolta dal coronavirus. Le persone sono in difficoltà, spiega Di Segni, in questo essere fortemente limitate “ma riescono a gestirsi, e noi stiamo cercando di aiutarle con varie attività online e servizi di supporto”. Tra questi, racconta il Jerusalem Post, l’UCEI “aiuta a fornire alle persone cibo casher se non possono raggiungere i negozi, mentre i rabbini offrono lezioni di studio religioso online, eventi culturali e attività per i bambini rinchiusi in casa tutto il giorno”.
C’è ansia e c’è preoccupazione davanti a una crisi che non si sa quando finirà, sottolinea Di Segni rimarcando però la risposta resiliente dell’ebraismo italiano e di tutto il Paese. “Noi cerchiamo di aiutare le persone a sentirsi il più possibile in sintonia con una comunità”.

Il coronavirus in Italia, un triste primato. Secondo i dati della protezione civile, in Italia sono morte 3405 persone a causa del coronavirus (su 41.365 contagiati). Più che in Cina, dove il virus si è sviluppato: qui i decessi registrati sono 3.231 su 81.116 contagiati. “Non tutti hanno la nostra accuratezza nella registrazione delle vittime – la spiegazione del presidente della Società italiana di pediatria, Alberto Villani -. Probabilmente se estendessimo le indagini anche lì risulterebbero più decessi”. Un dato confortante, scrive il Corriere della Sera, è quello dei guariti: 415 ieri, 4.440 totali. Ma la Lombardia è ancora in trincea: 2.171 positivi in più, 209 nuovi decessi, tra i quali 6 medici”. L’epidemiologo Vittorio Demicheli, parte dell’Unità di crisi sanitaria della Lombardia, spiega che in regione si cambierà strategia per gestire i pazienti a domicilio: “Chi ha la febbre ed è a casa ormai è molto probabile che abbia il Covid-19. Farlo andare in ospedale sarebbe ingestibile”. Il medico di famiglia, afferma Demicheli al Corriere, resta il punto di riferimento che “dovrà farsi carico dei propri pazienti. Monitorandoli al telefono giorno per giorno”. Di telemedicina parla anche Massimo Galli, primario del Sacco, a Repubblica, chiedendo d’altra parte misure più restrittive: “Vanno rinforzate perché c’è davvero troppa gente in giro”.

Nuovi divieti per gli italiani. In strada in Italia arriva anche l’esercito per controllare chi trasgredisce l’ordine di stare a casa. E sono al vaglio anche nuove misure restrittive, oltre a un possibile/ probabile proroga della chiusura delle scuole fino al 3 maggio. Stretta, scrive il Corriere elencando alcuni dei provvedimenti, anche sulle passeggiate: “sarà possibile portare il cane a spasso soltanto nelle vicinanze della propria abitazione e per gli sport all’aperto si sta valutando di non vietarli completamente ma imporre nuove limitazioni”.

L’Ue e il salvataggio economico. “Chiunque minacci la frammentazione dell’Europa, sa che la Bce è determinata a proteggerne l’unità. Ora servono soluzioni innovative, come titoli europei utilizzabili alle stesse condizioni dai singoli Paesi”, lo spiega al Corriere il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, parlando intervento poderoso della Bce con i 750 miliardi di euro messi a disposizione. “Si è evitata la crisi dell’Euro”. E proprio la presidente della Bce Christine Lagarde, in un editoriale pubblicato in Italia da Repubblica, spiega che la Banca centrale europea farà “la sua parte per sostenere ogni cittadino dell’area dell’euro in questo momento di estrema difficoltà. La Bce assicurerà che tutti i settori dell’economia possano beneficiare di condizioni di finanziamento favorevoli, che consentano loro di assorbire questo shock”.

Israele contro il virus, tra tecnologia e tamponi mancanti. Plauso del Sole 24 Ore a Israele per aver sin da subito applicato misure restrittive per contenere il contagio da coronavirus. Il quotidiano economico ricorda, tra i diversi interventi, “quella che consente alla polizia di tracciare i cellulari dei cittadini contagiati senza la necessità di uri ordine di un tribunale. I dati sono poi utilizzati per informare le persone che potrebbero essere venute a contatto con un contagiato, anche per 15 minuti, e per far rispettare gli ordini di quarantena”. Una misura molto invasiva della privacy, che il Giornale difende, sottolineando che tutela un diritto essenziale come quello alla salute. L’opposizione israeliana lo contesta invece per la modalità con cui è stato preso: il governo uscente guidato da Benjamin Netanyahu lo ha approvato senza un passaggio parlamentare. Sole 24 Ore e Repubblica raccontano inoltre della missione del Mossad di recuperare 100mila kit per i test da coronavirus: kit arrivati in Israele ma, secondo il ministero della Salute, inutilizzabili.

Israele, chi la guida. A pochi giorni dall’incarico di formare il governo affidato Benny Gantz di Kahol Lavan, la situazione politica non si sblocca, anzi. La decisione del presidente della Knesset Yuli Edelstein (Likud) di chiudere il parlamento a causa del Covid-19, impedendo l’elezione del suo successore, ha spinto il partito di Gantz a depositare un ricorso urgente alla Corte Suprema per imporne la riapertura. Anche il presidente Rivlin ha criticato la scelta di Edelstein, chiedendogli di fare un passo indietro (Repubblica). Intanto in serata sembra che Gantz abbia aperto qualche spiraglio a un possibile governo di unità con Netanyahu.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked