Non è mai tardi per riparare
È sempre importante riconoscere i propri errori per farci ricordare la tirannia della mente umana e di quanto sia capace, affinché ciò che è avvenuto non si ripeta più.
La Federazione Sefardita Italiana apprezza l’omaggio che il Portogallo ha deciso di tributare alla memoria delle vittime dell’Inquisizione. È ora di fare appello alla tolleranza positiva e di promuovere la convivenza pacifica tra tutti, vedendo la diversità non più come forma di minaccia, bensì come fonte di risorse che arricchiscono il mondo. Il 31 marzo è diventata la Giornata ufficiale della memoria e della commemorazione per le vittime ebraiche dell’Inquisizione. Quel giorno, infatti, dietro approvazione del Parlamento, sarà il “Memorial Day for Victims of the Inquisition”. La sua istituzione ha lo scopo di salvare la memoria delle varie vittime dell’Inquisizione, dagli ebrei ai seguaci di altri credi, dai massoni agli omosessuali e altri cittadini.
Una riparazione storica, legata a un conflitto storico irrisolto che però oggi si propone di ricominciare daccapo. La giornata della memoria per le vittime dell’inquisizione non riflette alcun desiderio di promuovere l’apertura di vecchie ferite o un desiderio di incitamento all’animosità contro qualsiasi istituzione, laica o religiosa, piuttosto fa parte di un desiderio di riparazione chiaro, serio e conciliante. Stato e Chiesa hanno già preso provvedimenti per riconoscere gli errori del passato e iniziare la loro riparazione migliorando la memoria delle vittime e prevenendo la ripetizione dei crimini passati. A questo proposito mi vengono in mente le parole di Spinoza, un grande Sefardita che diceva “non si piange sulla propria storia si cambia rotta”.
Si ritiene che la valorizzazione del patrimonio culturale e della storia della presenza ebraica in Portogallo abbia permesso di preservare “la memoria delle comunità perdute” e “di documentare il processo di distruzione che hanno attraversato e al quale sono riuscite solo poche comunità a sopravvivere nascondendosi”.
L’Inquisizione fu inizialmente creata per “affrontare movimenti eretici medioevali”, “pratiche islamizzanti”, stregoneria e omosessualità, ma il suo oggetto d’azione, nel XVI e XVII secolo, divennero gli “ebrei portoghesi o loro discendenti”, accusando i nuovi cristiani (molti dei quali convertiti forzatamente) di mantenere pratiche giudaizzanti o cripto-ebraiche.
Sebbene l’oggetto dell’omaggio e la valorizzazione della memoria richiesta possano trascendere questo gruppo perseguitato, è certo è che qui si è sentito l’impatto dell’Inquisizione nel modo più devastante, completando e approfondendo il processo scatenato con l’espulsione decretata nel 1496 e destinata ad eliminare gli ebrei portoghesi dalla vita e dalla comunità nazionale.
L’Inquisizione operò in Portogallo dal 1546, durante il regno di re João III, fino al 31 marzo 1821. Nel corso di 275 anni, l’Inquisizione aprì – secondo gli storici – circa 45 mila azioni legali contro ebrei, omosessuali e persone accusate di eresia e stregoneria.
La legge, approvata all’inizio di questo mese dal Parlamento portoghese, ha ricevuto ampio sostegno da parte di tutte forze politiche.
Il motivo per cui si è scelto il 31 marzo come Giorno della Memoria per le Vittime dell’Inquisizione è che nel 1821 in Portogallo l’Inquisizione fu ufficialmente sciolta in tale data.
L’espulsione degli ebrei dal Portogallo nel 1497, i successivi massacri degli ebrei lì e l’inquisizione portoghese, iniziata nel 1536, portarono la vita ebraica nel paese a una fine catastrofica, con decine di migliaia di ebrei in fuga dal paese.
Alcuni ebrei, benché forzatamente convertiti al cristianesimo, conservarono le loro pratiche e tradizioni ebraiche in segreto durante i secoli successivi.
L’espulsione e l’Inquisizione determinarono eventi simili in Spagna: l’Inquisizione lì ebbe luogo nel 1478 e portò alla successiva espulsione nel 1492 , quando decine di migliaia, se non centinaia di migliaia di ebrei fuggirono da quello stato
Speriamo che grazie a questo giorno verrà a creasi una maggiore consapevolezza riguardo a tale oscuro capitolo della storia ebraica e portoghese; tale capitolo getta ancora un’ombra gigantesca in tutto il mondo, essendo decine di milioni di discendenti di comunità ebraiche spagnole e portoghesi ancora disconnessi da qualsiasi conoscenza dei loro antenati.
Discendenti di ebrei in Portogallo, Spagna e America Latina sono sempre più interessati ai loro antenati ebrei e stanno studiando le loro radici attraverso test del dna.
La nuova legge portoghese, credo, aumenterà un altro livello di comprensione, quello delle radici profonde e condivise tra il popolo ebraico, il popolo portoghese e le popolazioni latine e ispaniche, molte delle quali sono il risultato della disconnessione forzata dovuta all’Inquisizione.
Concludo pensando alle parole di Jung su ciò che riguarda i nostri antenati e noi stessi: “Ho la netta sensazione di essere sotto l’influenza di cose o problemi che furono lasciati incompiuti o senza risposta dai miei genitori, dai miei nonni, e anche dai miei più lontani antenati. Spesso sembra che vi sia in una famiglia un karma impersonale che passa dai genitori ai figli. Mi è sempre sembrato di dover rispondere a problemi che il destino aveva posto ai miei antenati, e che non avevano ancora avuto risposta; o di dover portare a compimento, o anche soltanto continuare, cose che le età precedenti avevano lasciato incompiute.”
Dal 26 maggio al al 31 maggio del 2019 sono stato invitato assieme ad altri presidenti delle “Federazioni Sefardite ebrei di tutto il mondo” a visitare il Portogallo ebraico e le sinagoghe di tutti i posti in cui esistettero comunità ebraiche. Siamo stati ospiti del governo portoghese e accolti dal ministro del turismo portoghese. È stata un esperienza meravigliosa dove ho ritrovato parti di me riconoscendomi negli sguardi altrui, nei sapori, nei colori e negli odori. Ho gioito e ho pianto nel veder quanto hanno sofferto i nostri antenati per mantenere viva la religione e la tradizione ebraica. La cosa che mi ha fatto più male è stata quella di vedere in un un dipinto tanti bambini piccoli e piccolissimi disperati e abbandonati per strada e levati ai genitori, perché questi venivano incarcerati in quanto colpevoli i essere ebrei. I bambini abbandonati poi venivano portati in orfanotrofio e convertiti al cristianesimo . Ho pianto di gioia nel vedere le strategie delle donne per mantenere di nascosto vivo lo Shabbat mettendo i due lumini dello Shabbat dentro una apparente oliera. Tutti posti che ci hanno permesso di visitare grazie anche alle guide eccezionali, ci hanno permesso di conoscere la storia degli ebrei portoghesi dal tempo della nuova emigrazione fino ai nostri giorni. Grazie agli sforzi che sono stati fatti, siamo rimasti molto impressionati dal metodo, dalla professionalità e dalla collaborazione che abbiamo sperimentato nel rispetto della storia ebraica. Mi sento di esprimere anche a nome degli altri il nostro profondo rispetto del “museo della frontiera della pace” che si trova a Vilar Formoso che ci ha lasciato profondamente colpiti. Un ringraziamento particolare a Sua eccellenza Ana Mendes Godinho, segretaria di stato per il turismo del governo del Portogallo e a tutto il suo staff per la calda accoglienza, la professionalità, il rispetto per la storia degli ebrei sefarditi e per tutti gli sforzi che sono stati fatti attraverso azioni concrete. Siamo molto grati all’ex presidente della comunità israelitica di Lisbona Gabriel Steinhardt e il presidente della federazione Sefardita di Israele Haim Cohen per essere riusciti a orchestrare in modo eccellente la vista in Portogallo della prima delegazione mondiale Sefardita di tutto il mondo.
Un viaggio pieno di sofferenza, apprezzamento, condivisione e riconoscenza verso il nuovo Portogallo che riconosce le proprie colpe e se ne assume la responsabilità per costruire un nuovo futuro attraverso il ricordo del passato il re-incontro del presente e la speranza del futuro.
David Gerbi
(22 marzo 2020)