Netanyahu e Gantz, insieme contro il corona.
Israele verso il governo di unità nazionale

“Intese e progressi significativi” sono stati fatti nelle scorse ore tra Benjamin Netanyahu e Benny Gantz per la formazione di un governo di unità nazionale. Ad annunciarlo nella notte i due leader politici con na nota congiunta e dopo otto ore di incontro in cui hanno lavorato per definire il volto del prossimo esecutivo d’Israele. Prendendo in contropiede molti dei suoi elettori, Gantz, leader del quasi defunto partito Kachol Lavan, ha infatti annunciato venerdì scorso di essere pronto a sedere in un governo con l’avversario Netanyahu, spiazzando anche alcuni suoi alleati. Dopo mesi di battaglie politiche – e tre elezioni quasi fotocopia con lo stallo tra i due partiti maggiori, Likud e Kachol Lavan – Israele avrà quindi presto un nuovo governo. L’incarico di Primo ministro vedrà una rotazione tra Netanyahu – il primo ad ottenere l’incarico – e Gantz, che al momento è presidente della Knesset. Quest’ultimo, fortemente criticato dal suo elettorato, ha spiegato la sua decisione attraverso i social network, legandola alla crisi sanitaria del coronavirus (3865 i contagiati in Israele, 14 le persone decedute): “Ci troviamo in tempi fuori dall’ordinario. Israele è in stato di emergenza”, ha scritto Gantz, ricordando che ci sono centinaia di migliaia di famiglie chiuse in casa in quarantena e come il paese debba affrontare una crisi che “minaccia la salute pubblica e l’economia”. Da qui la sua scelta di unire le forze con Netanyahu, un finale ampiamente prospettato ma non con queste modalità. “È lo scontro del coccio di ferro con il coccio di terracotta”, afferma Sergio Della Pergola, demografo e analista politico, descrivendo lo scontro tra Netanyauh e Gantz. Nel pilpul – l’approfondimento serale curato dalla redazione di Pagine Ebraiche – dedicato alla crisi politica israeliana, Della Pergola aveva previsto come inevitabile il formarsi di un governo di unità per confrontarsi con l’emergenza. Ma nessuno si aspettava che Gantz la mettesse in pratica distruggendo il suo stesso partito e la sua credibilità davanti centinaia di migliaia di elettori: Kachol Lavan, unione di tre partiti, infatti si è praticamente dissolto con Yair Lapid e Moshe Yaalon – numero due e quattro di Kachol Lavan – ad accusare Gantz di averli tradito e di aver mentito al suo elettorato. Gantz infatti aveva promesso di non sedere al fianco di un Primo ministro incriminato (Netanyahu è imputato per corruzione e frode in un processo che è stato posticipato a causa del coronavirus) e invece ora farà proprio quello. Una scelta dettata da senso di responsabilità, afferma lui. Un suicidio politico, ribattono i critici. E in Israele non c’è nessuno pronto a scommettere sul fatto che Gantz – come da accordi con Netanyahu – arriverà tra due anni ad ottenere l’incarico di Primo ministro. Una delle battute – non proprio cortesi – che girano tra i giornalisti israeliani è che il massimo di ore che Gantz passerà a Balfour Street (residenza del Premier d’Israele) sono le otto di ieri al fianco del Premier Netanyahu per trovare un accordo. Gli analisti infatti scommettono in un ritorno alle urne tra un paio d’anni con Netanyahu unico dominatore dello scenario politico. Il partito che gli ha dato filo da torcere, Kachol Lavan, non esiste praticamente più. L’unico rivale che è riuscito ad impensierirlo – portando avanti una campagna contro di lui – è rimasto senza una base elettorale. “È Netanyahu il vincitore assoluto di questa partita”, afferma Della Pergola.
Intanto in queste ore prosegue il totoministri: Gantz (ora tornato al suo partito originario Hosen LeIsrael) dovrebbe essere o ministro della Difesa o degli Esteri; il suo secondo, Gabi Ashkenazi, prenderà il ministero lasciato libero dallo stesso Gantz; al loro partito anche il ministero dell’Economia, Welfare e forse la Sanità.