L’intervista con Edith Bruck
“Penso a quello che ho vissuto
e cerco di farmi coraggio”

A queste settimane nuove, dure e terribili è possibile che dedichi una poesia, come integrazione a un volume che uscirà a fine anno.
“Ma non lo so ancora, devo vedere. Viviamo un tempo sospeso, che non ha nulla di fertile”. Così risponde Edith Bruck, scrittrice, poetessa, Testimone della Shoah. Nata in Ungheria, ha vissuto giovanissima l’esperienza del lager. Da oltre 60 anni l’Italia è la sua casa.
“Soffro molto, come tutti. È una situazione terribile. Ma dalla mia esperienza di vita – racconta a Pagine Ebraiche – ho imparato che ci si può e si deve risollevare. Mi alzo da sempre, anche quando sono malata. Penso a quel che ho passato e mi faccio coraggio”.
L’inizio dell’emergenza sanitaria l’ha colta al termine di una fase intensa di testimonianza. “Ho testimoniato l’ultima volta in Calabria, il 20 febbraio. Erano due e mesi e mezzo che andavo in giro nelle scuole. Un periodo molto stancante. Ricordo che c’era già un certo allarme in giro, nell’opinione pubblica. Nel treno di ritorno qualcuno tossiva, qualcun altro scrutava con preoccupazione”.
Da allora Edith non si è più mossa da Roma. E come tanti vive un tempo di stacco. Di riflessione. Di introspezione. Ma, ci dice, piuttosto avaro di spunti. “Non è una situazione che favorisce la creatività. Mancano anche le grandi ferite da cui talvolta scaturisce come reazione la scrittura. Siamo tutti lontani, isolati, confinati. Triste, tristissimo che avvenga a ridosso di Pesach. Ripenso alle feste pasquali dell’infanzia, così cariche di significato e ricordi. Mi mancano molto, da sempre. In questo periodo ancora di più”.
Quando tutto questo sarà finito ci sarà un Paese da ricostruire. In tanti, in questi giorni, hanno evocato un parallelismo con l’immediato dopoguerra. Bruck non è però troppo ottimista. “Non ho molte speranze sul fatto che il mondo possa cambiare. Dalle guerre abbiamo imparato assai poco, come dimostrano le parole d’odio di nuovo in auge. L’uomo ricomincerà a fare i soliti errori, e sul nostro rapporto con l’ambiente ne abbiamo fatti davvero tanti”.
Conclude la Testimone: “Ci sarà da stare attenti perché in tempi di crisi – e la crisi sarà grande, ad ogni livello – l’antisemitismo torna sempre alla ribalta. Io cercherò di contrastarlo con quelle che sono le mie possibilità: scrivendo libri, incontrando i giovani”.

Di generazione in generazione / 1 (Renato Jona, Giovanni Amati, Dina Hassan Amati) – Resilienza ebraica al tempo del Coronavirus

(30 marzo 2020)