Il potere della condivisione
Ho cercato dentro di me una risposta alla domanda relativa a questa crisi mondiale. Mi sono dato risposte religiose, storiche, filosofiche, psicologiche, sociologiche etc etc. Però alla fine, anche grazie a un sogno rivelatore, ho pensato di avere il dovere di fare qualcosa. Allora ho creato un workshop-seminario fatto su misura, a livello sartoriale per la situazione che stiamo vivendo, per poter accedere dentro di noi al potere trasformativo e terapeutico della condivisione.
Perché ho capito che la vita può essere vissuta pienamente e scoperta anche in una stanza e ci si può stupire di quanto sia bella nonostante le difficoltà che stiamo vivendo.
La condivisione alleggerisce il peso della situazione e ci dà gioia per la condivisione stessa. La primavera è la rinascita e anche noi risorgeremo come la primavera, prima come piccole gemme e poi come i fiori che stanno riempendo le nostre città.
Mi sono chiesto in che modo sarei potuto essere utile stando a casa. E così mi sono impegnato per trovare anch’io il modo di fare la mia parte cercando di aiutare e di sostenere chi ha bisogno. Cosi ho fatto due video con il mio smartphone e li ho messi su Facebook e ho trovato una risposta che mi sta dando sia la soddisfazione di sentirmi utile, sia la risposta al significato di questo momento che stiamo condividendo.
Mi son detto dobbiamo aiutarci tutti l’un l’altro con i fatti e con il – veahavta’ lereha’ camoha’- ama il prossimo tuo come te stesso, per aiutare chi è solo, gli anziani, gli orfani, le vedove, i vedovi, i poveri, i giovani, i malati, i lontani, i separati, che vivono con paura, ansia e preoccupazione questo momento e a tutti coloro hanno bisogno di sostegno. Tanta gente sta facendo la sua parte rischiando l’infezione e la vita tutti i giorni. Per questo con la massima umiltà nel rispetto degli insegnamenti di mia madre z.l ho deciso di fare la mia parte facendo la mitzva le Shem Shamaim (volontariato). Come insegnano i nostri maestri nel Pirke’ Avot “non sta a te concludere l’opera ma nemmeno esimerti dall’iniziarla”. Ed è così che da 10 giorni si è sviluppato un bellissimo gruppo con il quale faccio degli incontri via “zoom” ogni giorno (eccetto il sabato e le festività ebraiche). Ecco di cosa parliamo: Come gestire lo stress causato dalla preoccupazione, dalla costrizione, la paura, la rabbia e l’ansia a causa del coronavirus?. Dove ritrovare la fiducia nel futuro e lo spiraglio di speranza in mezzo a tanto pessimismo giustificato dai dati di realtà?. Come rafforzare la nostra capacità di resistere alle sfide che questa nuova e unica circostanza ci sta costringendo ad affrontare senza arrenderci mai?. Come reagire a ciò che ci fa sentire in pericolo, fragili, distruttibili, intrappolati, immobili e impotenti sia dal punto di vista sanitario che da quello economico e, soprattutto come proteggerci dal virus di immaginarci il futuro come negativo?. Come relazionarsi con i figli che si ribellano a questo senso di costrizione che li fa sentire come detenuti in casa e far capire che nella disgrazia siamo fortunati ad avere una casa dove rifugiarci fino a che il pericolo non sia passato?. Come cercare di diffondere il virus della speranza e dell’ottimismo realista, nonostante che tutto che accade ci dica il contrario e ci si senta ancora nel tunnel?. Come non dimenticare che la nostra storia ci insegna che il tunnel è l’illusione e non la luce che è in fondo al tunnel?. Come sviluppare la fiducia nella trasformazione evocata dalla natura stessa che ci insegna che dopo l’inverno buio e freddo e cupo avviene la di rinascita?. Come vivere questo momento come una avventura che può farci conoscere noi stessi e la nostra resilienza, un tempo nuovo che può farci conoscere la nostra casa e le persone care perché mai e stato vissuto con cosi tanta intimità e frequenza?. Come attivare la consapevolezza che, come dicevano i nostri saggi : Gam ze Ivor-anche questo è destinato a passare ?
Siamo fatti sia per soffrire iniziando da Adamo che deve sudare per il pane e Eva che deve avere le doglie del parto e sia per gioire nel momento che raccoglie i frutti del suo lavoro e mette al mondo i figli. Sono certo che una sofferenza se è condivisa viene diminuita (per questo quando si fanno i sette dì relativi al lutto ebraico andiamo a consolare le persone che hanno subito la perdita) e che una gioia se è condivisa viene moltiplicata (per questo durante le feste di nascite, Bat-Bar mitzva, compleanni festività ebraiche e matrimoni siamo sempre felici e siamo in tanti).
Quindi? Si tratta di reinventarsi insieme la vita grazie alla solidarietà, sforzandoci a favore dell’umanità, perché la risposta alla catastrofe non consiste nel ristabilire l’ordine precedente, ma nel crearne uno che prima non c’era, e non è detto che sia peggiore e ciò lo possiamo fare andando ad attingere a quelle risorse che non sapevamo di avere ma che, se ci impegnano lottando contro la pigrizia e l’inerzia, escono fuori grazie alla nostra creatività e inventiva. Senza piangersi addosso dobbiamo combatter per far risorgere la voglia di farcela a tutti i costi. E i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità questa preziosa capacità di ricominciare daccapo. E se non dovessimo riuscire come avremmo voluto, potremmo dire di averci provato. Però so con certezza che Hashem Lo Nishar Haiav- D.O non resta in debito con chi fa il massimo, oppure detto in altre parole: aiutati che D.O ti aiuta. Sono convinto che non andrà tutto bene, andrà tutto meglio se D.O vuole!
Vi invito a partecipare per condividere emozioni, riflessioni, idee, pensieri, paure, speranze, desideri, ricordi, preoccupazioni e visioni.
Nonostante l’isolamento possiamo sentirci insieme come in un condominio con tante finestre, come ha espresso una delle partecipanti a questa iniziativa, scoprendo che, nonostante sembri di non essere mai stati così soli e isolati, in realtà non siamo mai stati così uniti, vicini e in compagnia.
In concreto come funziona?. Si inizia con la presentazione e poi si passa subito ed esprimere il “bollettino metereologico interno” (il nostro stato d’animo attuale) che, una volta espresso, condiviso e accettato, potrà essere trasformato da solo, proprio perché, grazie alla condivisione, ci rendiamo conto di non essere né gli unici che soffriamo, né di essere così soli, né di essere cosi impotenti. Lo scambio anche di emozioni negative e di emozioni positive, una volta avvenuto, produce una reazione imprevedibile che “magicamente” può trasformare e influenzare sia noi stessi che gli altri, grazie alle reazioni degli altri e al clima di gruppo che si è instaurato. Ed è cosi che ho scoperto con grande gioia che il processo alchemico, trasformativo e inconscio è possibile anche attraverso l’incontro “zoom”. Si procede con il “telegiornale personale”, cioè i fatti salienti della nostra giornata in casa. Si conclude condividendo la cosa che ci ha più colpito dell’incontro. Bollettino finale e saluti.
Durante i nostri incontri sono tutti pronti con una penna, un foglio e l’orologio, per regolarsi con il tempo, prendere appunti per tanti spunti che possono portare a ottime riflessioni e nuovi modi di percepire sia la realtà interna che quella esterna.
Stanno partecipando persone anche da Israele e dagli Usa. Mi piace concludere con le parole del Rebbe di Lubavitch: “Bobbiamo essere sempre gioiosi, perché il cancello della gioia è sempre aperto”.
Se volete avere altre informazioni o vedere il video di presentazione e il video di alcune testimonianze scrivetemi a davidgerbi26@gmail.com
David Gerbi, psicologo-psicoterapeuta psicoanalista junghiano
(6 aprile 2020)