Il Seder in quarantena

davide assaelSembra davvero paradossale, e non per i dibattiti halakhici sul Seder via Zoom o Skype (la halakhà è cosa umana e come tutte le cose umane può cambiare e adattarsi), celebrare Pesach in un momento di simile costrizione. Tutti sappiamo che il Seder non è un momento di ricordo di un evento storico, ma un’esperienza etica in cui si dovrebbe rivivere il passaggio dalla schiavitù alla libertà. Ma come sentirsi liberi in un momento di così rigida costrizione? Beh, non bisogna aver fatto grandi studi per capire che la libertà è un’esperienza interiore e molti sono gli esempi di uomini e donne massimamente liberi e libere persino in situazioni di prigionia. La libertà è qualcosa che appartiene alla coscienza di ognuno e nessuna coercizione esterna può imporre qualcosa alla coscienza, come nessuno può imporre il gusto di un cibo o un affetto. Celebrando il Seder in quarantena, capiamo che la libertà si dà anzitutto nei limiti perché è quando li percepiamo che sentiamo la mancanza degli spazi aperti.

Davide Assael