Periscopio – Cattivi pensieri
In tempi di crisi e di difficoltà viene istintivo stringersi gli uni agli altri, provare un comune senso di solidarietà, sentirsi parte dell’unica, grande famiglia umana. Sono certo che tutti i genitori e nonni che abbiano figli e nipoti tra, più o meno, i sette-otto e i quattordici-quindici anni stiano passando molto tempo a trasmettere loro questi valori, a spiegare quanto sia importante aiutarsi gli uni con gli altri, marciare tutti nella stessa direzione, pensare a chi è più sfortunato, essere consapevoli che si vince, o si perde, tutti insieme. Non è il caso mio, perché le mie figlie sono adulte, e i miei nipotini sono troppo piccoli, altrimenti parlerei anch’io così, perché è quello che penso. Ci sentiamo tutti un po’ più “buoni”, magari un po’ ingenui, come a Natale, ed è giusto così.
Però, a essere sinceri, com’è faticoso, a volte, essere buoni, compassionevoli, solidali con tutti, proprio con tutti. Che sforzo a dover reprimere, dentro di noi, dei sentimenti non esattamente amorevoli verso qualcuno che ci sta tanto antipatico; che forzatura dovere augurare pace e bene a tutti, senza malevoli distinguo e sgradevoli eccezioni. No, non si deve fare, e infatti non lo farò. È chiaro che bisogna augurare a tutti, assolutamente a tutti di stare in buona salute, al riparo dalle pericolose grinfie del malefico virus.
È solo per fare pubblica ammenda dei miei istinti meno nobili, pertanto, che dichiaro quali sono alcune persone verso le quali mi è venuto di covare “cattivi pensieri”.
I primi che mi vengono in mente sono degli illustrissimi professoroni americani (due, mi pare, ma sono sicuro che il numero crescerà) che, con una logica stringente e inoppugnabile, hanno spiegato che, dato che l’Iran è uno dei Paesi maggiormente colpiti dal corona, e dato che l’entità sionista ha detto che ha il vaccino quasi pronto, è chiaro come il sole, se due più due fa quattro, che è stato il piccolo Satana a creare in laboratorio il virus, per colpire la Repubblica islamica, e poi, dopo avere piegato il principale nemico, vendere indisturbato al mondo il taumaturgico rimedio, per farsi un sacco di soldi. Parole che, ovviamente, sono suonate musica alle orecchie degli ayatollah, che hanno provveduto a diffonderle “ex cathedra” in tutto il Paese. Dobbiamo augurare anche ai professori e agli ayatollah, ovviamente, di non ammalarsi, e giuro che lo faccio. Ma che fatica doverlo fare…
E ancora. Tutto il mondo è in trepida attesa dell’agognato rimedio, la domanda “quando arriverà il vaccino?” risuona come un mantra, medici e ricercatori sono bersagliati da frotte di gente che li assilla, non ce la fanno più a rispondere, mettono in sovrimpressione sugli schermi la scritta “non lo so quando sarà prodotto il vaccino, spero presto, non me lo chiedete più, per favore”, per risparmiare fiato. Anch’io, ovviamente, lo attendo, anch’io spero che arrivi presto, e che sia in quantità sufficiente per tutti i sei miliardi di abitanti del pianeta. Tutti devono poterlo assumere, immediatamente. Anche quelli che, in Italia, fino a poco va, dicevano che i vaccini non sono altro che una bufala delle multinazionali, una “fake” per fare soldi, un tranello per i gonzi. Anche coloro che minacciavano di morte, fino a poco fa, i medici e gli scienziati che osavano mettere in guardia la gente dal bersi il loro micidiale cocktail di idiozia, ignoranza e delinquenza. In questi giorni di solidarietà universale, di amore e misericordia verso tutti, non sarebbe carino ricordare che di questa gente facevano parte anche i capi di quello che fino a poco fa era il primo partito (pardon, movimento) italiano, e che ancora oggi guida il Paese. Naturalmente non lo dicono più, e negano di averlo mai detto (“ma davvero? Qualcuno ha detto questo? E chi è stato?”). Nessuno di loro proverà un minimo di imbarazzo a chiedere, con trepida speranza, l’agognato toccasana. “Chi, io?”, risponderanno al farmacista che dovesse chiedergli, per caso: “mi pare di averla vista in televisione, un paio d’anni fa: non era quello che diceva che i vaccini fanno diventare autistici?”
Auguriamo anche a loro, ovviamente, di avere il più presto possibile l’ex tranello per gonzi, e di farne buon uso. Suggerendo anche, magari, di rimuovere, per un po’, gli specchi da casa, per non doverci guardare la propria faccia.
Francesco Lucrezi