Necessario, ma terribile
Un isolotto presso New York, Hart Island, detto l’Isola dei morti, dove dalla fine dell’Ottocento sono seppelliti in grandi fosse comuni i poveri, i morti a cui nessuno è disposto a pagare una sepoltura. Fino a prima del coronavirus erano al massimo 25 a settimana, ora fino a 25 al giorno. Persone, esseri umani, che muoiono da soli, spesso in casa, e non si sa se siano vittime o meno del virus. Obitori e cimiteri non riescono più a seppellire i morti e non si esclude che presto si ricorra a “sepolture provvisorie” anche per chi potrebbe pagarsi un funerale. Intanto si stanno scavando nuove fosse comuni.
Nulla di nuovo sotto il sole: le fosse comuni, spesso coperte di calce a impedire il contagio, sono tipiche di tutte le epidemie del passato, quando il numero dei morti superava le possibilità dei vivi di dar loro degna sepoltura. E ancora, le fosse comuni hanno accolto gli assassinati della Shoah e i civili assassinati nella guerra, e poi ancora altri uccisi nei terribili genocidi che non si sono fermati con la Shoah, il Ruanda, Srebrenica.
Sono, queste grandi fosse comuni, l’esito di questa morte infame, solitaria, senza cari a dire addio e a piangere le loro lacrime. Necessario, ma terribile.
Anna Foa, storica
(13 aprile 2020)