Gli animali puri
Dopo aver descritto un lungo elenco di animali proibiti e uno meno lungo di quelli permessi per l’alimentazione la Torà conclude dicendo: “Poiché Io sono il Signore vostro D-o, vi santificherete e sarete santi, poiché Io sono santo e non renderete impure le vostre persone a causa di tutto il brulicame che striscia sulla terra. Poiché sono Io il Signore che vi ha tratti dalla terra d’Egitto per essere per voi D-o e voi sarete santi” (Vaikrà 11vv 45,46).
Durante questo nefasto periodo di epidemia che ci sta facendo, oltre che rattristire, anche riflettere profondamente sul comportamento dell’uomo rispetto alla natura e ai suoi abitanti, la Torà ci esorta a non mangiare tutto ciò che capita nelle nostre mani, ma a distinguere fra animali puri e impuri. Tutto ciò per fare degli ebrei un popolo santo. La santità e la purità fanno del nostro popolo una morale di vita e la regola per il nostro cammino nella storia. Se non ci fosse stato chi si cibava o si ciba ancora di pipistrelli, considerati, proprio dalla nostra parashà “abominevoli” (“sheketz ihiù lakhem – cosa abominevole sarà per voi”, Vaikrà 11;11) probabilmente oggi non saremmo rinchiusi nelle nostre case e non avremmo festeggiato Pesach in estrema solitudine. Un breve commento di Rabbì Ovadià Sforno su questo versetto ci insegna che il Signore vuole che il suo popolo sia kadosh – santo, distinto, che imiti proprio la Sua kedushà ed è
per questo che ci ha fatti uscire dall’Egitto. Infatti per essere kedoshim, fra le varie cose, vi è quella di limitare la nostra alimentazione esclusivamente ad animali considerati “puri”.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
(17 aprile 2020)