La storia biblica

francesco bassano“Tebe dalle Sette Porte, chi la costruì? / Ci sono i nomi dei re, dentro i libri. / Son stati i re a strascicarli, quei blocchi di pietra? […]” così si chiede il “lettore operaio” in una poesia di Bertolt Brecht, perché la storia delle “classi subalterne” non è raccontata nella “storia ufficiale” quella dei “grandi uomini” e delle “grandi imprese”? Le vestigia del mondo passato sono state costruite con il sudore e il sacrificio di umili lavoratori: artigiani, manovali, muratori, facchini… poi in gran parte dimenticati. Brecht cerca con questo scritto di tracciare una coscienza di classe universale post litteram che superi il tempo e la storia.
Anche la narrazione dell’uscita dall’Egitto ci racconta allora una storia “altra” che non appartiene a Re e Principi, ma ad un popolo sostanzialmente di operai ridotti in schiavitù. Ricorda la loro fatica e la gioia della loro liberazione, simboleggiando infine la condizione e le sofferenze del popolo ebraico nel corso dei secoli.
Non esiste certo una conferma storica sulle vicende dell’Esodo e sulla presenza degli ebrei nell’Antico Egitto, anche accademici israeliani hanno contestato più volte il mito della costruzione dei monumenti egizi da parte di schiavi non egiziani. Ma la storia biblica è invece una sorta di metastoria, qualcosa che va oltre e ad al di là della storia stessa e dei suoi confini temporali, è contemporaneamente fuori e dentro di essa, non ha né inizio e né fine e avviene in perpetuo. La storicità della Torah risiede nella fede in D-o e nell’esistenza del popolo ebraico come testimonianza di essa. Come nella poesia di Brecht, non tutto ciò che è storia degli uomini e delle idee è ben rintracciabile in una cronologia del mondo giunta a noi sino ad oggi.

Francesco Moises Bassano