Europa verso l’intesa

rassegnaPrimo accordo in Europa per il Recovery Fund. L’intesa definitiva è rimandata al Consiglio UE di giugno, dopo che il 6 maggio la Commissione avrà presentato il suo Fondo per la ripresa. La strada sembra comunque ben tracciata. Soddisfazione è stata espressa dal Premier Giuseppe Conte, che ieri sera ha affermato: “Un lungo percorso, avviato con la nostra iniziativa e con la lettera dei 9 Paesi membri, oggi segna una tappa importante: i 27 Paesi riconoscono la necessità di introdurre uno strumento innovativo, da varare urgentemente, per proteggere le nostre economie e assicurare una ripresa europea che non lasci indietro nessuno, preservando, per questa via, il mercato unico”. Restano varie incognite da superare. Ma, come scrive tra gli altri Massimo Franco sul Corriere, lo scenario è senz’altro più incoraggiante rispetto all’avvio della crisi: “Se si pensa alla situazione di un mese fa – la sua analisi – sono stati fatti molti progressi. Allora, l’Italia appariva isolata. La Bce di Christine Lagarde il 13 marzo usava parole poco rassicuranti per difendere gli Stati con lo spread in crescita. E la contrapposizione tra Nord e Sud dell’Ue assumeva i toni di uno scontro di civiltà e quasi di moralità”. 

“Ho scritto una breve testimonianza per il Polo del 900 in cui paragono questo periodo a quello della guerra. Anche questa che stiamo combattendo è una guerra, con un nemico invisibile, mentre allora era ben riconoscibile quello da combattere. Io non ho mai avuto esitazioni e non le avrò nemmeno adesso. Mi atterrò alle regole”. È la testimonianza del partigiano Bruno Segre, 101 anni, intervistato dalla Stampa alla vigilia delle celebrazioni per il 25 Aprile. Molte le pagine, sui quotidiani, dedicate al significato di questo appuntamento. La Stampa racconta anche l’iniziativa di 101 sindaci della provincia di Asti che domani leggeranno la poesia di un piccolo prigioniero del campo di Terezin. Tra i vari appuntamenti previsti nelle città, il Corriere Roma segnala la deposizione di una corona, assieme alla Comunità ebraica, da parte della sindaca Virginia Raggi. 

Sul Venerdì di Repubblica si torna a parlare della tentata strage alla sinagoga di Halle da parte del neonazista Stephan Balliet. Ad essere ricostruite le ore che hanno preceduto l’attacco e il profilo psicologico dell’attentatore. Tra le presenze fisse del suo immaginario, si legge, “ci sono i due idoli che coltiva con morbosa passione, l’attentatore di Christchurch, Brenton Tarrant, e il terrorista norvegese Anders Breivik”. 

Sarebbe un dirigente del gruppo terroristico Hezbollah, Muhammad Kawtharani, l’erede del generale Soleimani. La taglia sulla sua testa è di 10 milioni di dollari. “Il Pentagono – scrive La Stampa – in un primo momento pensava di averlo eliminato e invece Kawtharani è ancora in pista, al centro delle trattative che dovranno portare alla scelta del prossimo primo ministro”. 

Via libera statunitense alle annessioni israeliane in Cisgiordania. L’accelerazione su questo fronte, sottolinea La Stampa, “è arrivata dopo l’intesa di lunedì fra Netanyahu e Benny Gantz che ha posto fine a oltre un anno di crisi politica e aperto la strada a un governo di unità nazionale”. 

Giornata di nomine in casa Gedi. Maurizio Molinari alla guida di Repubblica e alla direzione editoriale dell’intero gruppo. Massimo Giannini nuovo direttore de La Stampa e dei giornali locali. Mattia Feltri a tenere le redini dell’Huffington Post.
Repubblica oggi non è in edicola, con il sito che verrà aggiornato solo a partire dalla mezzanotte. In un comunicato il cdr spiega che questa misura non è stata presa contro il nuovo direttore, cui la redazione “offre la propria collaborazione con lo stesso impegno, la dedizione e lo spirito”. Ad essere giudicata “quanto meno imbarazzante” è la scelta di sostituire Carlo Verdelli nel pieno di una crisi che sta chiamando l’organico a “uno sforzo straordinario” e “nel giorno indicato come data della morte dagli anonimi che ormai da mesi lo minacciano, tanto da spingere il Viminale ad assegnargli una scorta”. 
Diversi quotidiani analizzano queste scelte. Per il Foglio, Molinari (che oggi ha preso commiato dai lettori della Stampa con un editoriale) dovrà adesso affrontare una grande sfida: “Sostituire la questione morale con la cultura atlantista”. Duro Il Fatto Quotidiano, secondo cui “Maurizio Molinari direttore al posto di Carlo Verdelli, per la prima volta in quasi mezzo secolo, pone il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari a destra, più neocon americani, più Israele di Benjamin Netanyahu, fobie russe, cinesi, iraniane, oltre ogni misura”. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(24 aprile 2020)