Il messaggio della Presidente UCEI
“25 Aprile, unicità da difendere”
Celebriamo un nuovo appuntamento con il 25 Aprile, la festa della libertà riconquistata con sacrificio dopo anni di spietata dittatura. Festa della libertà affermata, da tramandare, ravvivare e che siamo tutti indistintamente chiamati a difendere con la massima consapevolezza e determinazione.
Il 25 Aprile è quindi la festa identitaria dell’Italia. Un appuntamento con la Storia, con la Patria, con la nostra bandiera, che non potrà mai essere un appuntamento “divisivo”, ma il riconoscimento collettivo di quanto avvenuto nelle nostre città – dalle più grandi alle più piccole – e soprattutto occasione per formare coscienze, educare i giovani, responsabilizzare chi ha incarichi istituzionali di ogni rango. Oltre al tricolore issato sulle nostre terrazze, in questi giorni di forzata permanenza nelle nostre case, è la Costituzione con i suoi principi fondamentali ad essere la bandiera scritta che sventola sul nostro modo di essere, di vivere e di riconoscerci nei rapporti che instauriamo tra cittadini, tra amministrazioni, tra enti. Oggi più che mai li sentiamo come fondamenti di rilevanza quotidiana – la salute, la vita, la solidarietà, la speranza di lavorare e socializzare liberamente.
Quello che oggi rivolgo è un invito alla coerenza e alla unicità di questo appuntamento con la storia. I valori del 25 Aprile e il solenne ricordo della Liberazione sono inconciliabili con qualsiasi manifestazione di apologia del fascismo, di nostalgia e rievocazione di un regime oscuro e devastante con inni e cori in piazze e cimiteri.
È bene anche sottolineare, per sgombrare il campo da ogni equivoco, che il 25 Aprile è dedicato al ricordo esclusivo della Liberazione dal nazifascismo, a ribadire un grazie profondo a chi ha combattuto per la liberazione del nostro Paese – i partigiani italiani, gli Alleati e a fianco a loro la Brigata Ebraica. Tutte le altre liberazioni o pretese di liberazione (vere o travisate) vanno celebrate o affrontate in altri giorni e altre sedi.
Il 25 Aprile è 25 Aprile. Non è la Liberazione di altri popoli e o il sollievo da altre tragedie ed epidemie vissute qui e altrove. È doveroso far comprendere ai nostri figli che quello è stato un giorno sognato per anni e che all’indomani del 25 Aprile si è ricominciato a sognare. E così come è giorno di festa per gli italiani è giorno anche di responsabilità concreta e morale – non solo nel riconoscere le colpe e il concorso alla causa della guerra e alle deportazioni, ai processi mai celebrati, ai fascisti mai sgombrati – e di un agire preciso affinché nulla del passato possa risorgere e ripresentarsi come norma e consuetudine della nostra realtà istituzionale, italiana ed europea.
Significativo fu in quei mesi drammatici il contributo dell’ebraismo italiano, perseguitato, deportato e sterminato dai nazifascisti ma alla fine presente in prima linea in molte azioni decisive della Resistenza. E al suo fianco l’impegno degli eroici volontari della Brigata Ebraica, accorsi da lontano ma accomunati dallo stesso ideale di libertà, che si distinsero in molte prove di coraggio sacrificando anche la loro vita, contribuendo poi a risollevare le nostre comunità dalle macerie e dalla disperazione.
A tutti coloro che si spesero per questa causa, che ne sono narratori e testimoni, va oggi il nostro commosso ringraziamento.
Noemi Di Segni, Presidente UCEI
(24 aprile 2020)