Purità e impurità
Nella seconda delle due parashot che si leggono questo Shabbat la Torà ci dà una serie di regole dettagliate sulla purità e sull’impurità causate dalla tzara’at – lebbra. Chi era considerato impuro veniva mandato immediatamente in isolamento per un periodo di tempo, a seconda della gravità della sua condizione. Il tempo minimo di isolamento era di sette giorni, che poteva essere prolungato a seconda della condizione in cui si trovava al momento della nuova verifica.
Spiegano i Chakhamim che quel tipo di impurità era definita una vera e propria malattia, del fisico e dello spirito, ed era un periodo particolare della sua vita causato dal suo comportamento verso la società. Colui che veniva dichiarato impuro doveva immediatamente allontanarsi dalla vita sociale – “vhotzì otò el michutz la machanè – lo farai uscire fuori dell’accampamento”.
La peggiore delle condizioni di impurità era quella in cui si trovava il “mezzora’ – lebbroso che restava a lungo in isolamento fuori dell’accampamento”.
Di costui si diceva che era doppiamente malato: nel fisico e nello spirito. Per questo l’isolamento, oltre a contenere il contagio fisico in mezzo alla gente, lo metteva nella condizione di riflettere sul suo operato – causa della sua impurità – per uscirne fuori e guarire completamente nel momento in cui se ne fosse realmente reso conto ed aver riparato, con se stesso e con la gente.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
(24 aprile 2020)