Una modesta proposta
A Modest Proposal la scrisse Jonathan Swift – l’autore dei viaggi di Gulliver – all’inizio del Settecento. In Irlanda, una popolazione per la stragrande maggioranza indigente faceva la fame, nell’indifferenza dell’Inghilterra colonizzante, che si preoccupava solo di sfruttare lo sfruttabile. Con un colpo di genio satirico, Swift propose, allora, che i bambini irlandesi fossero messi all’ingrasso e venduti alla buona società inglese che ne avrebbe potuto ricavare piatti prelibati per la propria tavola. Si sarebbero risolti così, in un sol colpo, tanto il problema della sovrappopolazione in Irlanda quanto la miseria degli irlandesi, che avrebbero tratto beneficio dalla vendita dei loro bambini.
Cinismo per cinismo, visto che il 25 aprile è alle porte e da più parti della destra si avanzano proposte di dimenticarne o svisarne il significato, non escluso lo screditamento della Resistenza tout court, una modesta proposta la possiamo fare anche noi a chi, chiedendo obiettività storica e pacificazione, cerca di distorcere la valutazione sul corso degli eventi passati. La mia modesta proposta, allora – e sia chiaro che è solo mia –, è la seguente: si abbandoni il ‘mito’ dei valori della Resistenza – se questo è il vero e solo senso della protesta per cui la destra non ama la Liberazione – purché la destra, tutta, consenta a dichiarare pubblicamente, una volta per tutte, il mito mussoliniano e il mito del fascismo, e dichiari solennemente che il fascismo ha portato dittatura, stragismo, criminalità, sopraffazione, razzismo, guerra, povertà e, non certo ultimo, il lutto per quasi mezzo milione di morti italiani, senza contare quello per i morti provocati ai paesi cui l’Italia dichiarò guerra assieme alla Germania di Hitler.
Una proposta modesta, direi, per cui si smetta di glorificare la Resistenza, rinunciando ai valori di libertà di cui il movimento di liberazione dal nazifascsismo si fece portatore, ma si acquisisca e si condivida, una volta per tutte, il riconoscimento politico e civile di che cosa abbia significato per l’Italia la barbarie nazifascista. Sono convinto che, da un compromesso del genere, ne guadagnerebbe anche l’attuale clima di contrapposizione politica fondata sulle fake news e sulla demagogia di una campagna elettorale senza soluzione di continuità.
Non so quanti sarebbero disposti a condividere la mia proposta. Jonathan Swift sarebbe certamente d’accordo.
Se alla destra nostalgica la proposta non sembrerà affatto modesta, significherà che il suo rimpianto per il passato di barbarie è insormontabile e che la pacificazione civile che tanto si vorrebbe non è possibile. Il passato non sarà mai una storia condivisa, né condivisibile.
La storia ha fatto il suo corso. Ora si tratta solo di trasmetterla intatta alla consapevolezza delle nuove generazioni.
Dario Calimani, Università di Venezia
(24 aprile 2020)