Sette giorni alla fase due
“Pronti a nuovi stop”

rassegnaUna settimana all’attesa fase due. Ieri sera, in conferenza stampa, il premier Conte ha illustrato a grandi linee come funzionerà. I giornali oggi provano ad aiutare i lettori ad andare più a fondo delle specifiche possibilità che si aprono e dei divieti che invece permangono.
“In tutte le riunioni – scrive il Corriere – il presidente del Consiglio ha raccomandato il rispetto rigoroso dei protocolli di sicurezza. Ma per la vita sociale bisognerà ancora attendere. In assenza del vaccino abbandonare le regole del distanziamento ‘è impossibile e sarebbe anche molto pericoloso’. La svolta del 4 maggio non sarà dunque un ritorno alla vita di prima, ma un allentamento progressivo delle restrizioni”.
Pronti a nuovi stop nel caso in cui i contagi tornassero a salire: lo spiega, in una intervista a Repubblica, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro. “Bisognerà essere attenti – afferma – ma conto sul fatto che dopo tanti mesi determinate abitudini, come lavarsi le mani, mettere la mascherina, rispettare la distanza di sicurezza, si siano consolidate. Due mesi fa, del resto, non avremmo potuto immaginare di non darci la mano o di non abbracciare un familiare. Gli italiani sono stati veramente bravi ad adattarsi a un nuovo modo di vivere”.
Chi ha preso molto male le parole del premier è la Conferenza Episcopale Italiana, che ha subito protestato per il prolungamento dello stop all’attività liturgica (“L’ira della Cei piomba sulla proroga del blocco delle messe”, scrive La Stampa). Una posizione di cui il governo ha preso in seguito atto, annunciando l’attivazione di un protocollo che verosimilmente andrà a ricadere anche sulle altre confessioni. In conferenza stampa, forse dimenticandosi dell’esistenza di altre identità religiose tutelate dallo Stato anche attraverso le Intese, Conte ha però citato solo esplicitamente il culto cattolico.

L’emergenza sanitaria, in alcuni Paesi, si sta trasformando in un’occasione imperdibile per cancellare diritti e libertà. Lo ricorda Ezio Mauro, in un editoriale su Repubblica che guarda anche a quel che sta accadendo in Ungheria. Viktor Orbán, tra le varie azioni intraprese, ha infatti mandato “i corpi speciali dell’esercito a presidiare dall’interno le grandi aziende e ha tagliato le entrate dei Comuni, per colpire l’opposizione che si sta coagulando attorno ai sindaci, mentre nuove leggi di censura vietano ogni critica e la riscrittura dei libri di scuola ripropone scrittori antisemiti e cancella le glorie della letteratura magiara come il Nobel Imre Kertész”.

Il Fatto Quotidiano dedica un articolo (che contiene purtroppo anche attacchi gratuiti al mondo di cui l’esponente del governo è espressione) alle dimissioni del ministro della Salute israeliano Yaakov Litzman, sottolineando che “la stragrande maggioranza del pubblico israeliano ritiene Litzman responsabile della dolorosa mancanza di preparazione del ministro per la crisi del coronavirus, un simbolo di tutto ciò che è sbagliato nella politica della coalizione israeliana e un parafulmine per l’avversione dei laici verso i loro compatrioti ultra-ortodossi”.

È scomparso all’età di 94 anni il Testimone della Shoah Henri Kichka. Suo figlio Michel, di cui Pagine Ebraiche pubblica regolarmente disegni e vignette, ne ha raccontato la storia nella graphic novel La seconda generazione. Quello che non ho detto a mio padre. Dopo un lungo silenzio, ricorda il Corriere, nel 2005 aveva scritto la sua autobiografia Une adolescence perdue dans la nuit des camps, con la prefazione di Serge Klarsfeld.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(27 aprile 2020)