Cielo e terra
Clima da unità nazionale? Sinceramente non l’ho mai visto. Unità di intenti? Nemmeno. Il dibattito mai sopito raggiunge, però, nuove vette con l’ingresso in questa indefinita fase 2, che, almeno per Lombardia, Piemonte ed Emilia somiglia molto alla cosiddetta seconda repubblica, che mantiene l’assetto istituzionale identico alla prima, ma si è deciso di chiamarla seconda per stanchezza rispetto al vecchio. Dunque, con il virus ancora in notevole espansione, abbiamo deciso che siamo entrati in una nuova fase. E forse è del tutto inevitabile che sia così perché non appare una grande soluzione non ammalarsi di coronavirus per morire di fame. Magari sarebbe utile una presa di coscienza della situazione reale, per correggere storture passate e sviluppare comportamenti adatti per le prossime settimane. Invece, si assiste alla solita polarizzazione. Ad un ribellismo crescente che rivolge l’ormai celebre vaffa al virus stesso sulla scia del sempre verde me ne frego fascista, fa da contraltare un rigorismo assoluto che ci vorrebbe tutti in casa fino all’estirpazione totale di Covid-19. Viene in mente il midrash sul primo verso della Torah, “In principio D.o creò il cielo e la terra”. Sì, ma quale per primo? Bet Hillel dice la terra, Bet Shammay il cielo. Poi c’è la posizione di Rav Shimon: mi stupisco della discussione fra i maestri. Cielo e terra sono come la pentola e il suo coperchio, vanno sempre insieme. A volte viene prima il cielo a altre la terra. Queste e quelle sono parole del D.o vivente. Forse bisognerebbe partire dalla legittimazione di entrambe le posizioni e costruire, copernicamente, un sistema ellittico che giri intorno a due fuochi.
Davide Assael