Primo Maggio
Qualche decennio fa la Festa dei lavoratori era un rito laico e fortemente politico che accomunava diverse identità. In essa si rappresentava la grande coesione del movimento dei lavoratori (in realtà sempre diviso in innumerevoli fazioni) che per un giorno si prendeva le piazze esponendo simboli e marciando orgogliosamente verso il “sol dell’avvenir”. Nel dopoguerra anche importanti componenti delle comunità ebraiche aderivano a questa iniziativa. Uomini e donne, giovani e anziani manifestavano assieme ostentando simboli (io nella mia infanzia mi ricordo un nastrino rosso che si appuntava con uno spillo alla camicia) e confluendo nelle grandi piazze delle città italiane. Lì risuonavano le note di alcune marcette molto retoriche, fra le quali troneggiava l’inno dei lavoratori composto da Filippo Turati diversi anni prima, provenienti da gracchianti altoparlati alimentati dalle batterie di un’auto. Infine si ascoltava il comizio di qualche dirigente politico.
Fra le foto che conserva l’Archivio della Fondazione CDEC ce n’è una che restituisce bene quel clima. È il 1° maggio 1948 e un gruppo di Zofìm – fra cui il futuro segretario del CDEC Guido Valabrega – partecipano in divisa alla festa dei lavoratori portando una bandiera, assai probabilmente rossa anche se la foto è in bianco e nero. Una fra le tante vicende che attendono di essere raccontate per benino, per restituire senso storico a questa Italia un po’ smemorata.
Gadi Luzzatto Voghera, Direttore Fondazione CDEC