Da Heinrich Heine a David Vogel:
il segno ebraico lungo il Passirio
In occasione dell’ultimo Giorno della Memoria il presidente della Repubblica Sergio Mattarella descriveva l‘indifferenza come l‘anticamera della barbarie. Il presidente federale della Germania Frank-Walter Steinmeier accentuava, nelle stesse ore, la responsabilità di tutti noi. Il pensiero autoritario e nazionalista stava di nuovo avanzando, confermava Steinmeier dentro al Parlamento tedesco. La Shoah è parte della storia e dell’identità tedesca, è necessario confrontarsi con la colpa storica con senso democratico. Steinmeier avrebbe voluto dire che i tedeschi hanno imparato dalla storia ma non poteva farlo, visto la crescita attuale dell’odio e dell’istigazione ad esso. Il veleno del nazionalismo e gli spiriti cattivi del passato oggi si presentavano in una veste diversa, ammoniva Steinmeier poche settimane prima del massacro razzista di Hanau.
“È come voler forzarsi a frantumare un singolo paiolo nell‘inferno” scrive Franz Kafka a Milena Jesenská nell’aprile 1920, mentre soggiornava a Merano. Riferendosi a un contesto sociale diverso, la sua metafora può comunque essere trasposta all’approccio artistico di ebrei dotti e letterati passati per il Tirolo nel diciannovesimo secolo o per il Sudtirolo nel ventesimo secolo, descrivendo le circostanze di vita osservate con le loro facoltà creative. “In primo luogo non si riesce a farlo” continua Kafka, “e secondo, se dovesse andar bene, si muore ustionato dalla massa ardente che scorre fuori, mentre rimane intatto l’inferno magnificente. Bisogna impiegarsi in modo diverso.”
Come affrontare in modo letterario il Tirolo conservatore, politicamente retrogrado, esibito come modello antiliberale durante l’epoca della restaurazione da politici clericali che aspiravano e difendevano un’unità confessionale cattolica? Nel mio nuovo libro Von Heinrich Heine bis David Vogel ho cercato di recuperare le voci innovative di scrittori e scrittrici ebrei dal 1828 al 1927, collegandole con i discorsi politici conservatori di quel periodo in un paese dominato in gran parte da nobili e clericali. Lo studio rende visibile il loro impiego creativo dedicato allo sviluppo democratico, finora non apprezzato adeguatamente. E il loro merito politico-sociale integrato nel approccio letterario moderno.
Erano personaggi ebrei famosi come Heinrich Heine, Franz Kafka o David Vogel, l’ultimo ricoverato nel sanatorio ebraico di Merano negli anni 1925 e 1926, oppure autori e autrici oggi dimenticati come August Lewald, nipote del famoso esponente dell’illuminismo ebraico di Berlino Isaak Euchel e autore della prima guida turistica del Tirolo, come lo scrittore satirico Daniel Spitzer, morto nel 1893 a Merano e sepolto nel cimitero ebraico locale, il rabbino Aron Tänzer o la scrittrice Clara Schreiber, moglie del medico Josef Schreiber, che espone i vantaggi di una società che accetta donne che lavorano e guadagnano, indipendentemente dalla situazione economica del marito. Il giornale clericale “Der Burggräfler” per questo la stigmatizzò con attributi misogini e antisemiti. Sia Heine (1828) che Lewald (1835) nel loro modo di esprimersi dimostrano una sensibilità satirica riguardo ai tentativi sempre più forti di tingere le alpi con toni poetici nazionalisti nascosti dietro un pathos religioso oppure dietro una manifestazione “patriotica” che in realtà non si occupava per niente delle caratteristiche del Tirolo ma piuttosto di una Germania pangermanista. Nel Tirolo c’erano quattro luoghi di culto legittimati e tollerati dalla chiesa nei quali venivano venerati “bambini martiri”, strumenti di istigazione all’odio contri gli ebrei accusati di infanticidio. Redattori del giornale clericale “Der Burggräfler” diffondevano tali ed altre menzogne antisemite per scopi politici per tenere a distanza il pensiero liberale riaffermando così il potere conservatore. Proprio per queste persone il rabbino Aron Tänzer, soggiornando a Merano dal 1905 al 1907, crea la parola “antiveritani”, ma anche Kafka chiama stupido e spaventoso un editoriale del “Burggräfler” che assicura che i protocolli dei savi di Sion sono un trattato scientifico.
Contro il veleno del nazionalismo e gli spiriti cattivi del passato sottolineati da Frank-Walter Steinmeier il ministero degli esteri tedesco finanziava diversi progetti del Museo ebraico di Merano, tra l’altro un nuovo sito internet, la banca dati e due percorsi interattivi accessibili dal sito della Comunità (www.meranoebraica.it): un percorso dedicato al passato ebraico del Kurort Merano, grazie all’impegno della comunità ebraica noto in tutto il mondo per le cure eccellenti di malattie e il suo clima favorevole, e un altro percorso dedicato alle pietre d’inciampo depositate davanti alle case nelle quali abitavano o lavoravano ebrei deportati nei campi nazisti, personaggi che avevano contribuito allo sviluppo della cittadina rurale come il medico Ludwig Balog o Jenny Vogel, gestrice del sanatorio ebraico di Merano, la famosa opera di beneficenza sostenuta dalla Fondazione Königswarter e poi proprietaria della Pensione Vogel, che doveva vendere in seguito all’emanazione delle leggi razziste. Nel libro commemorativo Quando la patria uccide. Storie ritrovate di famiglie ebraiche nell’Alto Adige (2017) si richiamavamo le sofferenze delle famiglie ebraiche, ma anche i loro contributi presentati con grande entusiasmo, nei vari ambiti, nei decenni precedenti al 1938. Il tema centrale del nuovo libro Von Heinrich Heine bis David Vogel è la visione di una Merano creativa, aperta, consapevole della sua responsabilità, impegnata nell’educazione e nella formazione.
È stato un grande onore avere alla presentazione svoltasi a fine gennaio alla biblioteca comunale il noto artista Jakob De Chirico, lo scrittore e artista Matthias Schönweger ed Ewald Kontschieder, attivo nell’ambito della musica, della danza e come pubblicista. E con loro il sindaco di Merano Paul Rösch, del partito Verdi Grüne Vërc, e Joachim Innerhofer, con cui ho scritto Quando la patria uccide, del Museo ebraico.
Oltrepassare i limiti tradizionali e iniziare con l’arte concettuale dibattiti partendo dal settore creativo è inerente all’arte di De Chirico, Schönweger e Kontschieder. Jakob De Chirico ha mostrato una sua opera, una piccola lavagna con il profilo di Hitler. Sono risultati inutili i tentativi di cancellare con la spugnetta attaccata alla lavagna il profilo del dittatore. Alcune settimane prima Matthias Schönweger sotto i portici di Merano faceva assaggiare fette di formaggio giocando con l’omonimia della parola tedesca “Käseblatt”, definendo giornaluccio il quotidiano conservatore dominante “Dolomiten” che aspirava a un governo provinciale con la destra. Usando la danza e la musica come un’espressione universale che oltrepassa i limiti culturali Ewald Kontschieder tra l’altro concepiva progetti di danza con rifugiati da tante parti del mondo oppure, seguendo l’arte di Pina Bausch, il ciclo di danza moderna “Alps move” – Le alpi si muovono. Paul Rösch convinceva Leopold Bermann a incontrarlo nel suo ufficio nel 2016, rompendo così il ghiaccio con una famiglia di imprenditori e albergatori molto conosciuti. Bermann era nato a Merano nel 1932, figlio dell’ultimo presidente della Comunità ebraica di Merano, Josef Bermann, proprietario dell’elegante Hotel Bellaria. Partendo dal suo alloggio, l’Hotel Emma, Franz Kafka sará passato davanti all’albergo kasher di Bermann. Come l’inaugurazione della sinagoga alla presenza di Aron Tänzer nel 1901 anche il successo dell’Hotel Bellaria era un trionfo della Comunità ebraica meranese. La forza centrale nel tentativo di formare una società tollerante e liberale nel Tirolo clericale e conservatore.
Sabine Mayr
(3 maggio 2020)