Riconoscenza

Ringraziare è sempre bene, la riconoscenza è sempre lodevole specialmente in un epoca in cui questa qualità molto spesso scarseggia nelle persone.
Tuttavia mi domando: perché ci si emoziona davanti a un Papa che officia un rito religioso in solitudine o a un Presidente di una Repubblica che, sempre in solitudine, celebra una data storica importantissima, ma non davanti a rabbini o chazanim che da soli in casa o in una sinagoga vuota leggono in solitudine fisica, ma non virtuale, la Meghillà di Ester il giorno di Purim, che il venerdì, ancor prima dell’orario di ingresso, accolgono lo Shabbat o il sabato sera ne salutano l’uscita con la Havdalà? Perché non ci si sente toccare le nostre corde emotive più profonde davanti alle molteplici lezioni di rabbini e maestri che profondono “in quarantena” un tale impegno culturale ebraico per non lasciare soli e senza una parola di Torà i membri delle nostre Comunità? Perché questa grandissima e seguitissima attività culturale ebraica, di ogni genere e livello, che grazie alla diffusione dei social diventa fruibile anche per un pubblico non ebraico, non stimola tali reazioni emotive ne senso di gratitudine? Non sarà forse che il fascino del potente è sempre quello che prevale? O peggio, “D-o ne guardi”, se questo sia il risultato del contemplare certe immagini? E allora: non sarà forse il caso di considerare nelle nostre attività, con più profondità, il tema dell’idolatria? Per sapere se e quanto ne siamo influenzati/contagiati? Per scoprire come la potremmo già praticare anche solo inconsapevolmente? E soprattutto come eventualmente combatterla ed eliminarla dai nostri cuori?
Su queste domande, forse, bisognerebbe impegnarsi di più su queste pagine ebraiche…Shavua Tov!

Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova

(3 maggio 2020)