Il mondo di domani

Ci siamo adattati ormai all’idea che il mondo di dopo non sarà come prima, che dovremo cambiare le nostre percezioni, le nostre abitudini, le nostre priorità. La crisi economica ci porterà a famigliarizzare con una povertà sconosciuta alle generazioni del dopoguerra, almeno in Occidente; i rapporti con i nostri cari, con i nostri amici cambieranno, sono già cambiati. Due mesi sono bastati per travolgere il nostro mondo. Il tempo, un tempo sospeso in cui tutto o quasi si è fermato, è anche stato un tempo che ha segnato cambiamenti velocissimi. E tutti, di fronte alla fase 2, ci stiamo interrogando su quale sarà il nostro futuro. Avremo la possibilità di trasformare questa crisi devastante in un’occasione per costruire un mondo migliore? O diventeremo semplicemente peggiori, più egoisti, più attenti soltanto a salvare il nostro “particulare”? questa è la grande domanda che tutti si pongono, che tutti ci poniamo. I fedeli di ogni fede si domandano se sinagoghe, chiese e moschee saranno più affollate o più vuote quando potranno riaprire le loro porte. Abbiamo lasciato andare i nostri cari senza confortarli, senza accompagnarli. Come elaborare una memoria di chi si è perduto, come evitare che questo si ripeta? I professori si domandano come fare per cambiare non soltanto le loro modalità di insegnamento, in presenza o da casa, ma soprattutto la qualità del loro insegnamento, rinnovarlo, trasformarlo. Lo smog si è abbattuto, gli animali hanno ripreso possesso della terra. Come salvare questi risultati positivi nella ripresa? E così via, in ogni campo, in ogni settore, dal commercio alla cultura, dalla ricerca alla cura. Questa è la fase 2, mentre ancora non sappiamo come reagirà il virus, se non rialzerà la testa e ci costringerà a nuove chiusure, a nuovi lutti: immaginare il mondo di domani, e impegnarsi perché sia il migliore possibile.

Anna Foa

(4 maggio 2020)