L’Italia e la fase due, nuove sfide
nel segno di Yona Friedman
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Nell’Italia di domani serviranno coraggio e visione. E soprattutto la capacità di ripensare modelli consolidati per ridefinire il nostro rapporto con l’ambiente, le città, i luoghi di aggregazione. Un grande maestro potrà essere d’aiuto a chi avrà il compito di intervenire sugli spazi urbani e la loro fruibilità.
Da poco scomparso, con le sue “Utopie realizzabili” (titolo del suo volume più celebre) l’architetto Yona Friedman ha indicato una strada audace, una terza via che torna di straordinaria attualità ora che tutto il mondo affronta l’inizio di una nuova delicatissima fase.
La ripercorriamo nel videopilpul di questa sera (alle 22.30 sui canali social UCEI e Pagine Ebraiche) in compagnia del suo più autorevole studioso italiano, Manuel Orazi, che è autore assieme a Friedman del volume The Dilution of Architecture pubblicato nel 2015 da Park Books e responsabile della collana di Architettura della casa editrice Quodlibet.
L’occasione per ricostruire il segno lasciato da questo formidabile teorico che ha sempre guardato all’urbanistica “dal basso”, dal punto di vista dei più deboli e vulnerabili, ma anche per raccontare una vita fatta di scelte importanti. La resistenza antinazista in Ungheria, i dieci anni di vita in Israele segnati anche dall’esperienza del kibbutz. E poi l’insegnamento in numerose università americane, le collaborazioni con Onu e Unesco. E l’intensa attività saggistica che l’ha portato a spaziare in varie materie comprese fisica, sociologia e matematica.
(4 maggio 2020)