Ticketless – L’Italia bambina
Prima che tipografie ed editori riaprano ci vorrà tempo. Questa settimana ho potuto sfogliarlo solo come e-book, ma spero di poterlo presto sfogliare davvero questo libro di G. Mario Cazzaniga: Diaspore. Storie degli ebrei nel mondo attraverso una collezione di cartoline (ETS editore). È un po’ come sfogliare un album di foto di famiglia e ricercare se stessi neonati: vi sono riprodotte facciate di sinagoghe di mezzo mondo, abiti rituali, rabbini, uomini e donne e bambini, paesaggi e figure dell’ebraismo orientale e occidentale. Un po’ come nell’infanzia il libro produce un effetto a caleidoscopio.
Il lavoro prezioso ed eruditissimo di Cazzaniga mi ha fatto prendere coscienza di una sensazione che in queste settimane di reclusione continuavo a provare senza capire di che cosa si trattasse. Le cartoline e le collezioni ci riportano all’infanzia. Noi, oggi e qui, siamo come bambini. Sfogliando questo libro mi è tornata in mente l’effetto sorpresa di quando bambino sfogliavo un album di francobolli. I saggi magnifici di Benjamin sull’infanzia e sul collezionismo come malattia infantile consolidano i ricordi e aiutano a capire che stavo proiettando su me stesso quanto mi sembra stia accadendo in queste ore in Italia. Un fenomeno collettivo di tenera regressione all’infanzia ossia ai caratteri nazionali consolidati nel corso dei secoli della storia d’Italia. Lo specchio di questo fenomeno è dato in primo luogo dal lirismo dei messaggi pubblicitari che passano in televisione, dalla voce cristallina dell’infanzia con cui le grandi aziende si fanno scudo per aprire un varco dentro la paura degli adulti. Assistiamo ad uno spettacolare ritorno in scena dell’Italia bambina che nell’Ottocento, dopo la riunificazione, guardava con un certo spavento ai processi di industrializzazione. Ricordo un saggio nella Storia d’Italia (Einaudi), fra i più belli che abbia scritto Alberto Asor Rosa. Le voci di quell’Italia bambina erano Cuore di De Amicis e Pinocchio di Collodi. E adesso? Chi si aiuterà a ritrovare un equilibrio che s’è spezzato?
Alberto Cavaglion
(6 maggio 2020)