Una visione più ampia

In chiarissima crisi a causa della clamorosa sottovalutazione dell’epidemia che stava già infiammando l’Europa, Donald Trump si è affidato alla vecchia tecnica del capro espiatorio a cui dirigere la rabbia sociale dilagante. Vuoi per la crisi sanitaria, vuoi per quella economica. In sequenza è stata prima la Cina, poi l’Europa, poi l’OMS, ora di nuovo la Cina. Dal momento che la smentita della fabbricazione del virus in laboratorio non ha alcun riscontro scientifico ed è per di più stata smentita dalla stessa intelligence USA, l’idea ora è che sia sfuggita ad un laboratorio di Wuhan. Naturalmente nessuno avrà mai la prova di tutto ciò, come nessuno avrà mai la prova che gli americani si sono abbattuti da soli le torri gemelle e che l’uomo non sia mai sbarcato sulla luna. Persino ridicola l’idea di poter andare ad ispezionare i laboratori cinesi, dal momento che, per usare un eufemismo, il governo di Pechino non è mai parso molto incline a grande trasparenza. Ovviamente Trump fa un gioco tutto interno ai propri confini, alimentando con teorie indimostrabili mentalità complottiste di ogni sorta. Addirittura pochi giorni fa sul Washington Post è apparso un articolo intitolato «No evidence that deadly virus escaped Wuhan research lab», ricolmo di dichiarazioni di virologi americani elogiative nei confronti dello staff di Wuhan con cui hanno collaborato nello studio dei virus in questi ultimi anni. Il problema è che così si fa un favore proprio a Pechino, per cui sarà facilissimo dribblare queste teorie (fossero anche vere) e che si vedrà assolta verso le gravi responsabilità che riguardano aspetti non contingenti del proprio sistema politico: la repressione costante di quella stampa libera e di pensiero critico che aveva avvisato del pericolo che stava sorgendo. Ricordiamo i medici azzittiti e l’imposizione di una verità politica su quella scientifica? Per assolvere se stesso Trump finisce con l’assolvere Pechino. Ed un recente sondaggio mostra che dalle nostre parti la sua strategia non sta funzionando: la Cina percepito come Paese amico e gli Stati Uniti come nemico. Va bene America first, ma anche pensare a strategie un po’ più ampie non sarebbe male.

Davide Assael

(6 maggio 2020)