Via libera da Knesset e Corte Suprema, Netanyahu-Gantz pronti per governare
Era necessario un doppio passaggio per permettere a Benjamin Netanyahu, leader del Likud, e Benny Gantz, capo di Kachol Lavan, di dare vita insieme al prossimo governo d’Israele. Nelle ultime 24 ore questi due passi sono stati fatti. Il primo dalla Corte Suprema israeliana, che ha respinto i ricorsi contro il patto di coalizione tra Netanyahu e Gantz, pur chiedendo che fosse modificato in alcuni suoi punti. Il secondo dalla Knesset, che ha approvato (72 a favore, 36 contrari) un pacchetto di emendamenti che vanno a modificare la Legge fondamentale dello Stato e permettono così di dare il via libera al citato accordo di coalizione. Grazie al voto della Knesset, viene introdotta per legge la rotazione tra i due leader – tra i punti principali dell’intesa – che guideranno così a turno il paese. I primi 18 mesi Netanyahu, poi per altri 18 Gantz, con la previsione di un altro mezzo anno ciascuno per completare la legislatura. “Un governo bicefalo”, come l’aveva definito il demografo Sergio Della Pergola a Pagine Ebraiche, che rappresenta una novità e che dovrebbe garantire a Israele di avere, dopo oltre un anno, un governo stabile e in grado di rispondere all’emergenza sociosanitaria incorso.
Con gli emendamenti approvati, il Presidente Reuven Rivlin è prossimo a incaricare Netanyahu per la creazione della coalizione di governo. Ma prima dovranno arrivare – entro mezzanotte – sul tavolo del Presidente le 61 firme dei parlamentari della Knesset (su 120 totali, quindi la maggioranza) che sostengono il leader del Likud come prossimo premier. Un passaggio che a questo punto dovrebbe essere una formalità, tanto che i due prossimi Primi ministri d’Israele hanno già annunciato il giuramento del loro governo per mercoledì 13 maggio.
Chi non farà parte dell’esecutivo, almeno per il momento, è il partito Yamina – presente nei governi precedenti targati Netanyahu – che si è astenuto dal votare gli emendamenti e che sembra si posizionerà all’opposizione. Ad astenersi anche i parlamentari di Yisrael Beiteinu, tra cui Avigdor Lieberman e Merav Michaeli del partito laburista.