La strada da seguire
La notizia della possibilità che le sinagoghe presto riaprano è sicuramente la luce in fondo al tunnel in cui eravamo finiti. Non vi è dubbio che anche nel mondo della preghiera, e non solo per noi ebrei, nulla sarà come prima. L’Assemblea dei Rabbini d’Italia, già prima dei provvedimenti del Governo, intuendo la pericolosità del Covid-19 aveva dato delle indicazioni e dei protocolli da adottare che ad alcuni in un primo momento erano parsi degli scherzi o ancora peggio delle esagerazioni. Invece si era immediatamente compresa la gravità di quel che stava accadendo. L’astensione di dare la Berachà sotto il Talled, che tanto caratterizza nel dna un ebreo romano e italiano durante la preghiera. Evitare di dare alle donne il compito di riavvolgere la fascia del Sefer. Il divieto di baciare e toccare la Mezuzà. D’ora in poi temo anche l’attenzione all’uso dei Talledot comuni, che andranno prima di ogni Shabbat sanificati. Idem con le Kippot che saranno di fatto usa e getta ma che avevamo, almeno a Roma, in tnt e con lo stesso materiale con cui oggi si fanno le mascherine.
Il distanziamento sarà rigoroso ed i Batei Hakenesiot più piccoli di dimensione, ma sempre pieni, saranno penalizzati. Probabilmente alle persone più anziane sarà precluso o sconsigliato di venire, almeno in questa Fase due, con serissimo rischio in tante piccole Comunità che già facevano fatica a fare minian di non poter fare la Tefillà regolare neanche lo Shabbat.
Sembrerebbe tutto questo uno scenario apocalittico ma non è così.
Zoom e le chat di Facebook comunitarie e private non sono mai state cosi affollate. Molti rabbini, non avvezzi all’uso delle tecnologie, sono stati folgorati da un seguito fatto non solo dei tradizionali frequentatori delle loro lezioni ma anche di nuovi “studenti” da tutta l’Italia ebraica e da Israele, affascinati da questo fermento che, non vi è dubbio, cambierà tutto ciò che abbiamo fatto in questo campo in meglio. Posso tranquillamente sostenere che gente che prima era lontana da queste lezioni continuerà anche dopo l’emergenza Covid-19 a seguire il suo rabbino preferito o più di loro e tra questi avremo nuovi frequentatori alla preghiera. In alcune sinagoghe si sta immaginando di fare due minianim proprio per consentire a più persone e in orari o locali diversi di pregare. Quasi mi viene da sorridere pensando a chi come il sottoscritto – quando nel percorso della sua vita ebraica, ancor più quando aveva ruoli dirigenziali, si sentiva criticare da alcuni che non vi era necessità aprire nuovi Batei Haknesiot perché avrebbero svuotati quelli storici e tradizionali – ha sempre replicato che un nuovo minian porta, ci piaccia o no, più persone alle preghiera. Mi ricordo le tefillot “clandestine” lo Shabbat mattina nel Senif del Benè Akivà (sotto al Tempio Maggiore) che portò diritto alla riapertura del Tempio dei Giovani da parte di Bogherim del Bene Akiva. Il format del Tempio dei Giovani ha poi dato lo slancio dell’apertura del Bet Shalom e poi del Bet Michael, del Bet Yeudà, del Tempio delle Scuole Ebraiche e di Shirat Hayam ad Ostia. Tutti figli di quella mentalità Delle realtà che oggi a Roma, insieme al Bet El, contano il maggior numero di frequentatori .
Adesso la sfida di più minianim sono certo che attirerà nuove persone all’amore per la preghiera.
Pochi giorni fa abbiamo pensato al compleanno di rav Elio Toaff z.l. (30 aprile) che tanto ha sostenuto questo percorso insieme al “Morè Moshè” e a rav Mino Bahbout.
Sono certo che con la loro scuola ci aspettano, oggi più che mai, grazie alle nuove tecnologie e ad internet, delle nuove e affascianti sfide.
Per questo, i “tanto disprezzati rabbini italiani” hanno dimostrato che si può esser vicini, anche a distanza, che si può coniugare l’amore per la Torà con le tecnologie. Sopratutto che si può rispettare l’Halakhah nel rispetto di norme delle autorità locali nel precetto primo di tutelare la vita delle persone. Su questo i rabbini italiani, anche grazie ad un buon lavoro di coordinamento da parte delle singole Comunità, in primis Roma e Milano, e all’UCEI, hanno fatto scuola.
Magari “litigheremo” perché per ovvi motivi, finita l’emergenza, molte lezioni si andranno a sovrapporre.
Un monito ai pochi, ma mio avviso comunque troppi, che con estrema facilità e ignoranza il nostro rabbinato lo hanno spesso disprezzato e considerato troppo rigoroso all’Halakhah. Spero che questi signori avranno modo di ricredersi e portare a loro un po più di rispetto. Con un pizzico di umiltà.
Riccardo Pacifici
Commendatore al Merito della Repubblica Italiana
(8 maggio 2020)