“Siamo ciò che comunichiamo”
Positività, ottimismo, e nessuna voglia di arrendersi o anche solo di rinunciare a qualcosa. In queste settimane difficili, dominate dall’ansia e dalla paura per una situazione che nessuno si aspettava di vivere, se non in una sala cinematografica o tra le pagine di una storia distopica, la rete ha fatto la differenza. In positivo.
Esattamente ciò per cui l’associazione triestina Parole O_Stili si batte da tempo. E per la sua fondatrice, Rosy Russo, che da alcuni anni si è dedicata al progetto di sensibilizzazione ed educazione contro l’ostilità delle parole in rete, nato con l’obiettivo di ridurre, arginare e combattere le pratiche e i linguaggi negativi, l’impossibilità di organizzare la quarta edizione di Parole O_Stili nella sua versione “fisica” è stata una spinta a fare ancora di più, ancora meglio.
Programma rivoluzionato, ospiti “a distanza” e l’ovvia rinuncia allo stare insieme non hanno fermato lo spirito di Parole O_Stili: la rete può essere uno spazio positivo, di possibilità, dove innovazione e digitale possono fare la differenza. Una rete da celebrare, raccontando il mondo e i mesi trascorsi dalla prospettiva di chi crede che sia possibile – e doveroso – educare chi sta online a farlo nel modo migliore possibile. E pur senza palco, né luci, né il solito grandissimo pubblico, è stato un successo.
Il Manifesto della comunicazione non ostile e inclusiva, ultima declinazione di un progetto raccontato nel numero di gennaio di Pagine Ebraiche dalla stessa fondatrice, Rosy Russo, è stato presentato insieme ad alcuni dei più noti alfieri dell’inclusione: Alex Zanardi, Bebe Vio, Don Luigi Ciotti e Andrea Delogu.
Tra gli ospiti – coinvolti in presentazioni, tavole rotonde, e tutto quello che lo streaming ha permesso di inventare – anche la ministra Lucia Azzolina, perfettamente in linea con un programma che si è aperto venerdì con “Quando a settembre rivedrò i miei compagni…”, un incontro pensato per gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Da “La tecnologia ci curerà” a “La scuola che verrà”, passando per “Pandemia: cosa i giornalisti hanno scelto di raccontare e di non raccontare” – dedicato a come la stampa italiana si sia concentrata sul racconto del numero dei contagiati, delle curve e dei periodi di picco – moltissimi sono i temi toccati dalla due giorni “triestina”. Tra questi, l’analisi in cui si evidenzia come i social siano sempre più percepiti come megafono dei linguaggi violenti. Secondo le rilevazioni dell’istituto SWG prese in esame negli incontri di Parole O_Stili, odio e falsità fanno parte del nuovo modo di comunicare per l’80% degli intervistati, dato in crescita del 14% rispetto al 2018. Il 63% ritiene che i giovani si abitueranno a usare toni offensivi e solo il 22% pensa che le giovani generazioni riusciranno a scegliere uno stile comunicativo più corretto. Più colpiti dal linguaggio violento, gli ebrei, con il veleno antisemita in crescita del 12%, i migranti e gli omosessuali. “Numeri confermati anche dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCAD) – spiegano da Parole O_Stili – che registra una crescita di atti discriminatori verso le minoranze, del +186% dal 2014 al 2018”. Dati che fanno riflettere.
Fra le dirette streaming, il canale su youtube, un lavoro attento su tutti i possibili canali di comunicazione digitale e la solita passione travolgente, caratteristica di Rosy Russo e della sua squadra, la quarta edizione di Parole O_Stili non solo non ha deluso, ma ha saputo mostrare, ancora una volta, la via da percorrere. E tutti gli incontri sono ovviamente disponibili anche per chi non fosse riuscito a seguirli in diretta. Grazie alla rete, che ancora una volta ha dimostrato di poter essere un bene prezioso.
Ada Treves twitter @ada3ves