Leader nell’epidemia
Lo ha bene intuito, per ultimo, Scurati con il suo M, Mussolini è stato davvero il caposcuola nei meccanismi di trasformazione da una società democratica ad una autoritaria. Meccanismi che vanno ben al di là della politologia, comprendendo tutte le sfere della vita, anche la psicologia. Il leader deve dare un’immagine di forza, di supremazia, di poter governare qualunque evento grazie alla sua volontà semi-divina. È un po’ ciò che stiamo vedendo in queste settimane di pandemia da diversi leader attratti da modelli autoritari. Da Erdogan che faceva spiegare ai suoi «medici» come il ceppo genetico turco fosse al riparo dal contagio del virus, al Trump che si agita nella costante ricerca di una via di fuga come se lui potesse risolvere il problema da solo e meglio della scienza medica mondiale, fino al Boris Johnson che stringeva mani a tutti negli ospedali e che predicava il tutto aperto, tanto il virus lo gestisco io. L’ultimo, e più comico di tutti, è Jair Bolsonaro, che tutti abbiamo visto partecipare ad una grigliata improvvisata sulla sua moto ad acqua mentre in Brasile dilaga l’epidemia. Insomma, piccoli Mussolini crescono. Ma l’epidemia è il più potente antidoto alle fake news perché per quanto ci si impegni è difficile mascherare la morte. E viene in mente l’immagine un po’ patetica del gerarca dei “Fascisti su Marte”, fortunatissima serie di Corrado Guzzanti, che, nel suo razzo verso Marte, opponeva il suo «me ne frego» alla legge di gravità.
Davide Assael