Ticketless – Notti bianche

Inutile nasconderlo, dopo due mesi di reclusione, si dorme poco e male. Questa settimana ho deciso di annotare quello che ho sognato. Tutto dipende da ciò che ho visto in televisione la sera prima, dai volti di virologi e immunologhe, ansiogeni tutti, salvo Luciano Gattinoni, un Paolo Conte da Göttingen, lo ha definito bene Sofri. Se non c’è lui a rasserenarti, la notte diventa bianca. In settimana è mancato Franco Cordero, sul ‘Foglio’ di domenica Giuliano Ferrara, suo rivale acerrimo in era berlusconiana, gli ha reso onore in un articolo davvero notevole. Cordero tornava spesso nella città dove era nato nel 1928. Veniva a trovare mio padre. Ricordo anch’io la sua figura filiforme, il suo modo pungente di parlare, con forte accento piemontese. Così stanotte l’ho sognato: non faceva il suo mestiere, il giurista, ma il virologo che senza giri di parole spiegava, come Gattinoni, che per vincere il Caimano (il neologismo Moretti lo ha rubato a Cordero) non era necessario salire in montagna e il Covid non implica uno stato di guerra. Noi siamo esonerati dall’obbligo di imitare i nostri padri che combattevano un ben diverso nemico. Nei giorni scorsi una cara amica che sta studiando gli ebrei e la Resistenza mi ha indotto invece a rivedere il breve filmato di don Pollarolo sulle origini della banda Italia Libera di Duccio Galimberti, dove per tre secondi si vede mio padre quando aveva l’età di uno dei miei figli. Come si somigliano, ho pensato. Anche mio figlio, da due mesi in smart working, non ha un bell’aspetto, però le due esperienze non sono comparabili. Così cercava di tranquillizzarmi il professor Cordero, ma le sue parole non mi rasserenavano del tutto, perché da due mesi, per liberarmi dall’incubo di Giletti, Telese e Sallusti, ogni sera prima di andare a dormire mi guardo una puntata della serie israeliana Shtisel e dormirei sonni beati, perché la serie è sorridente e ipnotica, anche se dà dipendenza. Il guaio è che in casa dicono che invecchiando assomiglio sempre di più a Rav Schulem. La cosa in sé non mi dispiace. Così si fa mattino e una nuova giornata può iniziare.

Alberto Cavaglion