Due Premier e trentasei ministri,
Israele aspetta il nuovo governo

Nei prossimi giorni, dagli scranni della Knesset, parleranno il Primo ministro e il Primo ministro sostitutivo per presentare il governo più affollato della storia di Israele: due Premier in rotazione e trentasei ministri per completare un esecutivo che unisce anime molto diverse, nato, almeno sulla carta, per affrontare gli effetti della crisi del coronavirus. Il primo a parlare – e a guidare il Paese – sarà Benjamin Netanyahu, leader del Likud. Dopo di lui, l’alleato e fino a pochi mesi fa avversario Benny Gantz, leader di Kachol Lavan. A sostenerli, oltre ovviamente ai rispettivi partiti, una coalizione eterogenea: dai partiti haredi Agudat HaTorah e Shas ai due reduci laburisti entrati in parlamento (la terza laburista, Merav Michaeli, e il Meretz si sono chiamati fuori dall’accordo), dal duo ex Kachol Lavan, Zvi Hauser e Yoav Hendel (che si sono fatti un partito tutto loro Derekh Eretz) all’ex uomo di Yamina Rafi Peretz, che ha lasciato all’ultimo minuto i colleghi Ayelet Shaked e Naftali Bennett per far parte del più numeroso governo d’Israele.
Il paese festeggia così nel suo 72esimo anniversario dalla nascita il prendere forma di un nuovo esecutivo che pone fine a oltre un anno di instabilità politica. Lo fa con la promessa di dare risposte pressanti, in particolare sull’economia, vista la disoccupazione schizzata al 23-25% (prima della crisi, era al 3,3%). Una situazione preoccupante ma, come racconta sul numero di Pagine Ebraiche in distribuzione l’economista Aviram Levy: il paese è favorito “dal fatto che ha un mercato del lavoro flessibile, in cui è facile essere licenziati ma si riceve un sussidio di disoccupazione e si trova rapidamente un altro lavoro – spiega Levy -. Ne consegue che la riduzione della disoccupazione, una volta ripartita l’economia, sarà più rapida”. La sfida dell’inedito governo bicefalo, nella definizione del demografo Sergio Della Pergola, sarà dunque far ripartire il paese. E lo dovrà fare appesantito da una fila lunghissima di ministri. Ogni partito del resto ha chiesto la sua fetta di torta e anche all’interno di Likud e Kachol Lavan gli appetiti da soddisfare non sono mancati.
In prossimità del giuramento (rimandato in queste ore a causa di scontri nel Likud per la distribuzione delle cariche), sono arrivate le firme degli accordi con Shas e Agudat HaTorah, i partiti haredi. Shas (che conserva il ministero degli Interni con Arieh Deri) ha annunciato che il prossimo ministro della Religione sarà il rabbino Yaakov Avitan di Ashkelon. Lascia il ministero della Sanità – con una coda di polemiche per la sua gestione dell’emergenza sanitaria – Yacov Litzman di Agudat HaTorah. A sostituirlo, l’ex presidente della Knesset Yuli Edelstein, che negli scorsi giorni sembrava restio ad accettare altro se non il suo vecchio posto alla guida del parlamento. Litzman non rimane a spasso ma guiderà il ministero dell’Edilizia.
L’importante ministero della Pubblica Sicurezza – che nelle prossime settimane avrà il compito di nominare il nuovo capo della polizia – andrà a un fedelissimo di Netanyahu, Amir Ohana, aggressivo ministro della Giustizia che ha contestato a più riprese il ruolo della Corte Suprema israeliana, considerata troppo invadente. La sua nomina ha creato qualche delusione in Miri Regev: altra figura notoriamente vicina al leader del Likud, l’ex ministro della Cultura dovrà accontentarsi dei Trasporti. L’idea di Netanyahu, in questo magistrale e tortuoso gioco di equilibri, è che Regev passi tra 18 mesi agli Esteri, quando il posto sarà lasciato vacante da Gabi Ashkenazi che nel frattempo sostituirà alla Difesa Gantz che nel frattempo diventerà Premier, abbandonando la panchina da leader di riserva.
Per Orly Levi-Abekassis (Gesher) è stato creato un ministero ad hoc: guiderà quello per il rafforzamento e la promozione della comunità che includerà alcuni dei poteri prima sotto il Ministero della Pubblica Sicurezza, tra cui l’Autorità di Sicurezza della Comunità, l’Autorità per la droga e l’alcol e l’ente per la promozione di progetti nel settore arabo.
Ultimo ad aggregarsi alla compagine di governo, Rafi Peretz, che ha scelto di lasciare indietro gli ex compagni di Yamina – al momento all’opposizione – con promessa del ministero degli Affari di Gerusalemme. Nelle ultime ore però sembra che ci sarà un cambio: il posto era da distribuire internamente al Likud e così a Peretz è stato proposto il ministero che si occupa degli insediamenti.
Tanti posti da occupare dunque e fino all’ultimo potrebbe sempre esserci qualche sorpresa. Unico dato certo, o quasi, è che Israele presto avrà il suo 35esimo governo.
Daniel Reichel