Pagine Ebraiche maggio 2020
Dossier Informazione
Il grande ritorno dei giornalisti
Il numero di Pagine Ebraiche di maggio in distribuzione ospita un dossier dedicato al presente e al futuro del giornalismo. Tante le voci, tanti gli spunti, per riflettere sui processi di trasformazione in atto e le grandi opportunità di rilancio che vi sono anche in questo tempo di crisi. Una crisi in cui l’informazione ha svolto e continua a svolgere un servizio essenziale per tutta la collettività. Ne pubblichiamo l’introduzione.
Gli affaristi che inondano i social network di falsità pilotate e i politicanti senza idee li davano già per spacciati. A che cosa potrebbero servire i giornalisti in una società dove la manipolazione e la propaganda possono bastare per accontentare la gente?
Poi qualcosa è cambiato, e il mondo si è svegliato nel pieno di una crisi devastante senza precedenti, oggi sanitaria, domani sociale ed economica, con una certa voglia di capirci qualcosa.
Chi si beava delle panzane disseminate ad arte dai professionisti dell’inganno e della distorsione, “mipiace” venduti e comprati, ha cominciato a domandarsi se forse non sarebbe meglio il caso di affidarsi a professionisti affidabili, che certo possono sbagliare, che certo potrebbero spesso essere migliori, ma che almeno in quello che fanno ci mettono la faccia e rispondono in prima persona delle loro azioni.
Una riflessione salutare che ha rimesso i giornalisti professionisti al loro posto: quello di lavoratori essenziali per il funzionamento di una società avanzata e per le garanzie che reggono una democrazia.
Una presa di coscienza tardiva e dolorosa, ma pur sempre importante, che ha aiutato a ricordare alla gente che di informazione si può vivere e morire, si può salvare una società e un’istituzione o perderla definitivamente, si possono assumere gli elementi chiave che stanno alla base di qualunque decisione consapevole.
Lo hanno capito in molti, che sono tornati verso le edicole a chiedere informazione, e che hanno imparato a sfruttare al meglio le potenzialità dell’informazione professionale online. Perché quando c’è in gioco il benessere, la sicurezza, la libertà, la stessa vita, è meglio sapere le cose come stanno, piuttosto che imbambolarsi nelle frescacce.
Ma soprattutto lo hanno capito anche i governi.
Il nostro, nel momento più drammatico del Dopoguerra, prima di tutti. I decreti di Palazzo Chigi che continuano a regolare la vita e la sicurezza degli italiani pongono come dovuto i giornali e i giornalisti nella categoria dei servizi essenziali.
L’Ordine professionale dei giornalisti ha riscoperto un nuovo orgoglio. La Federazione nazionale della stampa, il sindacato unico dei giornalisti italiani, ha ritrovato la sua voce. Migliaia di colleghi, costretti a casa senza accesso alla propria redazione, limitati nei movimenti e nei contatti, si sono svegliati da un torpore che li vedeva spesso inerti, si sono alzati per dare puntualmente all’Italia la migliore informazione possibile. Le tirature, nonostante le enormi difficoltà tecniche e organizzative, hanno tenuto. Il consumo si informazione è volato sulle reti.
E accanto ai giornalisti, spesso compiendo nei giorni più difficili atti di semplice eroismo quotidiano, c’erano come dovuto le donne e gli uomini della grafica, della stampa, dei trasporti, della distribuzione, delle reti. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Informazione e all’Editoria, Andrea Martella, ha ricominciato il suo paziente lavoro di ricostruzione e di rilancio di una macchina dell’informazione gravemente danneggiata. Una sfida centrale per l’Italia di domani.
Si tratta di una delle tante opportunità che il terremoto della crisi porta con sé assieme a innumerevoli problemi. Sarebbe meglio non gettarla al vento.
Quello che è vero per l’Italia è ancora più vero per una minoranza per la quale produrre e consumare informazione è importante come l’ossigeno che abbiamo bisogno di respirare.
Vale certo per i giornalisti, ma vale anche per chi porta l’altissima responsabilità sociale di svolgere il ruolo di editore.
Quando innumerevoli anziani sprofondavano nell’isolamento e nella solitudine, e la loro salute era minacciata da una crisi devastante, è purtroppo spesso e colpevolmente mancata la carta stampata che avrebbe potuto andarli a trovare, raggiungerli e tenerli vicini a noi. Ora che i giornalisti sono tornati, ora che abbiamo capito come del loro lavoro non possiamo fare a meno, ricordiamoci di valorizzare i giornali anche come segno di collegamento e di coraggio per dare un segno di speranza anche a chi soffre. Per rompere l’assedio dalla solitudine.
g.v. – Dossier Informazione / Pagine Ebraiche maggio 2020
(14 maggio 2020)