Il piacere di scrivere

A quanto pare questa sarà la prima maturità della storia senza prova scritta di italiano. Può sembrare strano, dato che invece pare che sia prevista qualche forma di lavoro scritto al posto della tradizionale seconda prova (pare, perché per ora girano solo bozze di ordinanze ministeriali, che necessitano di essere sviscerate con sottigliezze e riflessioni su ogni singolo termine da far invidia all’esegesi talmudica). Data la situazione eccezionale in cui ci troviamo, però, non è il caso di trarre conclusioni affrettate e dedurne che la società di oggi dia poco peso alla lingua italiana e all’espressione scritta. Anzi, forse si è ritenuta la prova di italiano non strettamente necessaria in un contesto di emergenza proprio perché tanto nella vita prima o poi capiterà a tutti di dover scrivere, e chi non è capace un giorno o l’altro dovrà imparare per forza.
In questo maggio eccezionalmente libero dalla necessità di allenamenti e simulazioni si è presentata un’opportunità che forse non tornerà mai più: lasciare liberi i ragazzi di scrivere davvero su ciò che vogliono, oppure concordare con loro qualche forma più o meno vincolata di scrittura creativa. Liberi dalla preoccupazione per il punteggio, liberi dai vincoli e dalle convenzioni del mondo della scuola, liberi da stress, liberi dalle discussioni con i colleghi e dalla necessità di fare confronti tra le classi. Ricordare che saper scrivere è un diritto, una fortuna, un privilegio, non solo una triste necessità che piove dall’alto a intervalli regolari. Forse l’assenza della prova scritta farà riscoprire il piacere di scrivere. E chissà se per una volta anche noi insegnanti potremo assaporare il piacere di correggere?

Anna Segre