Israele, il nuovo governo
ottiene la fiducia

Ha giurato il nuovo governo israeliano, il più corposo di sempre con due premier a rotazione e un totale di 36 ministeri. Alla Knesset 76 i voti a favore e 46 i contrari. “Netanyahu, il premier immortale”, titola La Stampa facendo riferimento alla longevità politica del Primo ministro più a lungo in carica nella storia dello Stato ebraico. Il primo a formare un quinto esecutivo sotto la sua guida. “‘King Bibi’ – si racconta – ci è arrivato con l’ostinazione, la determinazione che lo contraddistingue, la ‘chutzpah’ come dicono gli israeliani, ma anche con un compromesso finora inimmaginabile, il patto con l’ex rivale Benny Gantz, lo spostamento al centro, il sacrificio di gran parte degli alleati della destra”.
“Sono diversi – scrive Repubblica – i nodi che il nuovo governo dovrà affrontare nel brevissimo raggio e che potrebbero mettere a rischio il delicato equilibrio tra le anime che lo formano. Tra questi, la possibile estensione della sovranità israeliana a parti della Cisgiordania, come previsto dal Piano di Trump”.
Il Corriere parla di un altro fatto che ha segnato la giornata israeliana: la morte, nel sonno, dell’ambasciatore cinese. “La polizia sta indagando e per ora parla di causa naturale, i primi soccorritori ipotizzano che sia stato un infarto. Da Pechino – si legge – è stata inviata una squadra per condurre un’inchiesta interna”.

In Italia è il giorno delle riaperture. Ma, segnala tra gli altri il Corriere, non è una ripartenza in discesa. Ricucito infatti, ma non del tutto, “lo strappo del governo con le Regioni”. L’infettivologo Massimo Galli, intervistato da Repubblica, avverte: “Se l’apertura avviene è perché non ci sono alternative, ma dobbiamo viverla con il massimo senso di responsabilità nei nostri comportamenti”.
Sui giornali si parla anche di religioni e lotta al Covid. Il Corriere, nelle pagine dell’inserto L’Economia, racconta l’impegno di varie realtà italiane (compresa l’UCEI). “I fondi dell’Otto per Mille a sostegno degli interventi sanitari e sociali per l’emergenza Coronavirus. È questa – si legge – la decisione che hanno preso diverse confessioni religiose per cercare di mitigare gli effetti della pandemia”. 

Repubblica segnala l’uscita in Inghilterra del nuovo saggio del rav Jonathan Sacks, Morality: Restoring the Common Good in Divided Times, che arriverà in Italia con Giuntina entro la fine del 2020. “Non vi immaginate – viene spiegato – che si rivolga solo al pianeta ebraico, il suo è uno spirito universalista che prende spunto dai dettami della Bibbia, ma si sporge verso un’audience totale, rompendo in fondo quella convinzione così diffusa che dal giudaismo possa nascere solo una lezione particolaristica, radicata nell’esclusiva vicenda ebraica. La sua è una voce profetica riconosciuta a tutto tondo”. 

Cadono oggi i cento anni dalla nascita di Giovanni Paolo II. Il Corriere pubblica una sua riflessione sui totalitarismi del Novecento, parte del volume ‘Memoria e identità’ da oggi in edicola con il quotidiano. “Per lungo tempo l’Occidente non volle credere allo sterminio degli ebrei. Solo in seguito – scriveva il papa polacco – questo venne pienamente alla luce”. 

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(18 maggio 2020)